12 novembre 1905 - Giro di Lombardia

Partono in 55 (tutti italiani) in una giornata fredda e nebbiosa. L'avvio è veloce e la lotta divampa subito furiosa nel fango che ricopre la strada e costringe spesso i corridori a transitare sulla banchina quasi sempre in fila indiana. Gerbi si porta subito in testa; ha studiato attentamente il percorso nei giorni di vigilia e sa che i tratti più temibili sono gli attraversamenti dei centri cittadini dove le rotaie del tram si incrociano pericolosamente. Gerbi si mantiene in testa anche all'entrata di Lodi ma improvvisamente, quando si avvicina il primo scambio, rallenta e si porta in mezzo alla strada, al di fuori dei solchi delle rotaie. Gli altri, trascinati da Cuniolo e Massironi, insistono e piombano velocissimi sullo scambio, dove la linea del tram si biforca; le ruote si incastrano tra le rotaie che si incrociano e si verifica una caduta generale. Mentre il gruppo è a terra, in un caos di biciclette e ciclisti, Gerbi, che aveva anche appositamente rallentato prevedendo la pericolosità dello scambio, sorpassa velocissimo gli avversari e ha via libera. Solo Parrini riesce a seguirlo ma dopo poco è costretto a cedere all'azione energica e irrefrenabile del "Diavolo Rosso" che rimane da solo al comando. A Crema, dopo una sessantina di km, vanta 4' sul gruppo ma il suo margine aumenta costantemente ed a Bergamo, dopo circa 100 km dalla partenza, ha 18' su Cuniolo e Rossignoli, che precedono di circa un minuto Tibiletti, Ganna, Massironi e Ceretti. Ormai è una formidabile cavalcata che con il passare dei km assume i contorni di un trionfo esaltante. A Lecco il battistrada ha portato il suo margine a 22' su Cuniolo ed a 23' su Ganna; a Como vanta 27' su Rossignoli, in rimonta, e 30' su Ganna, mentre l'esausto Cuniolo si è ritirato. Fasciato nel suo fatidico maglione rosso, incurante del fango e della pioggia, il fuggitivo non ha il minimo cedimento; la corsa non ha più storia. Gerbi, appena ventenne ma gia un mito del ciclismo italiano, si presenta al traguardo di Corso Sempione dopo una fuga solitaria di 200 km, con oltre 40' di vantaggio, a testimonianza di una superiorità che gli consente di fregiarsi del titolo di "miglior corridore italiano del momento".
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