G.P. Palio del Recioto

La storia del Palio del Recioto comincia il 4 aprile 1961. Era, naturalmente, il martedì dopo Pasqua, data classica, mai tradita dagli organizzatori. Il nome, piuttosto, era diverso: la corsa si chiamava, allora, Gran Premio Recioto della Valpolicella. La vince Giovanni Cordioli della Polisportiva Csi Bruno Gaiga. La corsa sembra "morire" subito. Nel 1962 non si disputa, ma rinasce nel 1963 quando un altro Cordioli, Giorgio, dà seguito all'albo d'oro. Corre per la Bencini, lo squadrone di Guido Zamperioli, maestro di sport e di vita. La squadra fa il bis nel 1964 con Licio Franceschini, poi, nel 1965, è la volta di Franco Mori che sarà, poi, apprezzato professionista e "attaccata la bici al chiodo" dirigente di società e presidente del comitato provinciale. Dopo il successo di Renzo Ferrari ecco primeggiare Pierfranco Vianelli (1967), l'anno prima di diventare campione olimpico a Città del Messico e del passaggio al professionismo. Nel 1968 torna a vincere un veronese, Enzo Brentegani, poi professionista. Dopo Lino Vidotto (1969) ecco un altro grande nome, il più grande tra quelli iscritti nell'albo d'oro del Palio: Francesco Moser. E l'anno dopo (1971) ecco un altro nome di spicco: Giovanni Battaglin.
Il Palio è ormai una delle corse più prestigiose del dilettantismo nazionale, grazie alla qualità dell'organizzazione e ad un percorso selettivo, spettacolare, adatto a più soluzioni, non sempre facile da interpretare. Un veronese torna a vincerlo nel 1974: è Leone Pizzini, portacolori del Pedale Scaligero, che nello stesso anno vincerà anche il Giro d'Italia dilettanti. Un altro nome di prestigio si aggiunge nel 1975: quello di Roberto Visentini.
Il primo successo straniero è del 1978: lo firma l'americano George Mount. Ormai il Palio è conosciuto oltre i confini e dopo il successo di Enzo Serpelloni nel 1980, ultimo corridore veronese a "firmare" la corsa, portacolori del Gs F.lli Quarella, poi professionista, nel 1981 si impone il norvegese Sather Morten. Poi tocca a due giovani che passeranno professionisti, Mario Condolo nel 1982 e Ezio Moroni nel 1983. Il Palio torna "straniero" nel 1985 sotto i colpi di Stefan Brykt. Nel 1986 Moravio Pianegonda fa valere le sue spericolate doti di discesista per conquistare la corsa per la felicità di Bruno Quarella, titolare della società veronese che aveva accompagnato i primi passi del corridore vicentino nel dilettantismo.
Gli organizzatori, intanto, hanno reso più razionale, su consiglio di Raffaele Carlesso, il percorso. C'è la lunga salita verso Croce dello Schioppo a dare le ali agli scalatori, anche se poi gli stessi devono dimostrare di sapere andare in discesa per non farsi raggiungere prima del rettilineo d'arrivo. Dimitri Konychev ha entrambe queste qualità: nel 1987 dà un'impressionante dimostrazione di forza in salita e vince per distacco su altri due russi, uno dei quali, terzo, è Abdujaparov. Lo slavo Jure Pavlic vince nel 1988, lo svedese Lars Walquist nel 1989. E siamo agli anni Novanta, aperti dalla vittoria di Dario Nicoletti. Poi è tutta una serie di nomi di rilievo, che ritroviamo tra i professionisti: lo scalatore trentino Mariano Piccoli nel 1991, Alessandro Bertolini che infila, unico nella storia del Palio, la doppietta, per di più consecutiva (1992 e 1993) e l'azzurro Mirko Celestino (1995). Il ciclismo, intanto, è cambiato profondamente. Gli organizzatori tentano la strada dell'open, della corsa, cioè, aperta anche ai professionisti: il vincitore (1996) è di qualità, Stefano Faustini, ma la corsa risulta monotona perché tra élite e dilettanti il divario è evidente. Così, gli organizzatori tornano sui loro passi perché "è meglio essere la numero 1 tra le corse dei dilettanti" che una delle tante tra quelle per élite. E le gare tornano ad essere avvincenti: le firmano Oscar Mason (1997), Paolo Bossoni (1998) e Bortolotto (1999).
Il nuovo millennio si apre infine con il ritorno sul gradino più alto del podio di un ciclista straniero: è Fabian Cancellara, della nazionale svizzera, che approfittando dell'ingenuo quanto grave errore del ceko Pavel Zerzan, riesce ad aggiudicarsi l'ambito trofeo della Valpolicella.
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