Michele Bartoli e Francesco Casagrande, dagli inizi ai primi tre anni di professionismo.

C'é chi li vorrebbe grandi avversari, irriducibili antagonisti. Invece, questi due toscanacci, pisano Michele, fiorentino Francesco, sono forse troppo diversi per invidiarsi e, certamente, troppo intelligenti per rovinare un'alleanza, la loro, che c'è da oltre quindici anni. Si conoscono da quando erano esordienti ed entrambi sono arrivati al terzo anno di professionismo, nella stessa squadra, la Mercatone Uno, per tre anni nella stessa camera d'albergo durante le trasferte fino a diventare amici e colleghi inseparabili.
Michele Bartoli nasce a San Giovanni alla Vena, paese sull'Arno alle porte di Pisa. Sale in sella da giovanissimo, desideroso di emulare le imprese del padre Graziano, ritiratosi alle soglie del professionismo a causa di un grave incidente stradale. Anni di duri sacrifici poi nel 1989, comincia a raccogliere le prime vere soddisfazioni. Va a vestire la prima maglia azzurra e, ai mondiali militari, conquista l'oro nella crono a squadre; al Giro delle Regioni di quell'anno, balza in testa alla classifica per due giorni, dopo un successo colto al termine di una lunga fuga. Passista di grande spessore, sa trovare il ritmo giusto sulle salite non troppo impegnative. Corridore amante del ciclismo eroico, fantasioso, creativo, coraggioso, sceglie sempre gli attacchi da lontano per cogliere di sorpresa gli avversari. Passa professionista il 2 agosto del 1992. Con lui, alla Mercatone, arriva anche l'amico Francesco Casagrande. Un carattere più mesto, ma contraddistinto anche lui da concretezza e genuinità. Anche la famiglia di Francesco è legata a una solida tradizione ciclistica. Il precursore di Francesco è il fratello Stefano. Con Francesco inizia a correre anche Filippo, il sesto figlio della saga Casagrande. Tra scuola e lavoro, i due arrivano al professionismo con un diploma di perito termo-idraulico e, il più giovane, con un patentino da orafo-artigiano. Francesco si distingue soprattutto nelle corse a tappe, rende bene sulle salite corte e nervose ed ha un ottimo passaporto da cronoman. Nel 1991 vince il Giro d'Italia Baby. La prima vittoria da professionista la coglie nella tappa di Martinafranca al Giro di Puglia del '93. Anche l'amico Bartoli risorge dopo un anno di tirocinio e va a vincere a sorpresa il Giro di Sicilia grazie alla tappa di Capo d'Orlando. Nel '94 Casagrande si impone su 7 traguardi, soprattutto sulle strade di casa: vince il G.P. di Larciano e il Giro di Toscana, poi va a conquistare anche il Giro dell'Emilia e il Giro del Piemonte. Bartoli, invece, è la grande sorpresa nelle Ardenne; si impone con grande risolutezza nella Freccia del Brabante e nel G.P. Cerami. La tappa di Lienz al Giro d'Italia corona una stagione davvero brillante per il pisano. Il '95 é, invece, un anno con fasi completamente diverse per i due. Buono il rendimento complessivo di Casagrande, mentre per Bartoli è stata una brutta stagione. Michele non è soddisfatto di quello che ha combinato, ma é stata una stagione bersagliata da malanni e problemi vari. Dopo l'Amstel ha iniziato a soffrire per un'infiammazione acuta al tendine collaterale esterno al ginocchio. Un problema sorto in seguito a un carico di lavoro troppo pesante e, probabilmente, a un colpo di freddo rimediato al Nord. Rimane fermo per tre mesi, con 40 giorni di riposo assoluto. Riprendere dopo una pausa così lunga è davvero difficile. Questa che doveva essere una stagione importante per lui si chiude con il Lombardia sfiorato nel momento in cui cominciava nuovamente a ritrovare la condizione.
A fine stagione lascia la Mercatone perché ha bisogno di spazio e va alla corte di Ferretti (MG Technogym) pensando che sia l'ambiente giusto per lui che punta alle grandi classiche.
Il '95 di Francesco, invece, è più che soddisfacente con 5 vittorie nel paniere, 8 secondi posti e 9 terzi. Grosse soddisfazioni con le vittorie nel Giro dell'Appennino e alla Placci. Ma una delusione c'è anche per lui e riguarda il Giro d'Italia che poteva sicuramente andare meglio.
Nel '96 passa alla Saeco dopo tre anni di professionismo nei quali ha ottenuto molto di più di quanto si aspettasse ma dovrà lavorare per potenziarsi a cronometro e sulle lunghe salite (obiettivo Giro d'Italia), non disdegnando di puntare a qualche successo alla sua portata in Coppa del Mondo.
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