Storia di Claudio Michelotto

Nato a Trento il 31 ottobre 1942, Michelotto inizia a mettersi in luce nel 1963. In maglia Aurora fa suoi cinque traguardi: la Coppa Spinale e Manez a Preore, il Trofeo Val di Gresta, il circuito di Santa Massenza, il Trofeo Città di Trento e la Moena-Predazzo a cronometro. Nel 1964 corre per il gruppo sportivo Padovani e disputa il Tour dell'Avenir contribuendo al successo di Felice Gimondi.
Rientrato dalla terra transalpina, Michelotto dopo alcuni giorni riparte alla volta dell'Ungheria per disputare e vincere il giro a tappe che viene organizzato in terra magiara. Successo che costituisce tappa di avvicinamento al campionato italiano a squadre vinto dalla Padovani. E' l'anno delle Olimpiadi di Tokio e Michelotto non nutre alcun dubbio sulla convocazione, invece i selezionatori non lo inseriscono nella rosa degli atleti che disputeranno l'olimpiade giapponese. La delusione è cocente ma viene mitigata dalle offerte, davvero allettanti, che gli provengono dalla Sammontana. Nel giro di pochi giorni l'accordo è fatto e nel 1965 Michelotto difende i colori della squadra empolese. La stagione si rivela ricca di piazzamenti, anche prestigiosi, come nel caso del Giro della Bolghera e del Trofeo Degasperi che lo vedono in entrambe le occasioni battuto di un soffio. Inoltre di rilievo la vittoria nel Borgosesia con traguardo posto a Cavalese.
Michelotto è ormai prossimo a compiere ventitre anni e la categoria dilettanti gli sta un pò stretta; a fine stagione la Sanson gli offre l'opportunità di passare professionista e lui accetta senza alcuna riserva. La prima stagione d'ambientamento riserva a Michelotto un risvolto negativo: al Campionato di Zurigo cade ed è costretto a chiudere anzitempo la stagione. Nel 1967, in maglia Max Meyer, rientra alle corse; i postumi dell'incidente si fanno ancora sentire e non gli consentono di imporsi come lui vorrebbe. Riesce comunque a racimolare un buon secondo posto nella tappa del Giro d'Italia che porta i corridori da Cortina a Trento. Se assistito da maggior fortuna avrebbe potuto conquistare anche il successo parziale, ma incappato in una caduta alle porte di Trento si fa raggiungere dal gruppetto degli inseguitori e quindi battere allo sprint da Vittorio Adorni.
Il biennio 1968-69 lo vede comunque protagonista. Ad inizio '68 giunge il successo nella Tirreno-Adriatico, seguito dal Trofeo Cougnet, grazie alle vittorie di Castiglione del Lago e nella Coppa Bernocchi. E' un Michelotto diverso, ancora più caparbio quello che si presenta al via della stagione seguente (1969). Le vittorie dell'annata precedente lo hanno rinfrancato. Nel breve volgere di un mese si impone nel Trofeo Laigueglia, nel Giro di Sardegna e nella Milano-Torino. Il suggello ideale a quest'annata giunge con il secondo posto nella classifica generale del Giro d'Italia dopo aver vinto il tappone dolomitico conclusosi a Cavalese. Sfuggito il successo nel Giro d'Italia del '69, Michelotto l'anno dopo non ottiene risultati particolarmente eclatanti. Una stagione che si rivela di transizione in vista del 1971, anno del secondo mancato successo al Giro d'Italia. Il Giro parte da Lecce e comincia ad infiammarsi dopo la tappa di San Vincenzo vinta da Felice Gimondi con Aldo Moser e Michelotto protagonisti di un'ottima gara che consente a Moser di indossare la maglia rosa. L'indomani, nella tappa che si conclude a Casciana Terme, vince Tumellero e Michelotto riesce a strappare la maglia di leader al corregionale. Michelotto rimane in vetta alla classifica fino alla tappa Lienz-Falcade dove è vittima di una crisi che muove i primi passi lungo l'ascesa a Passo Pordoi per poi trovare il suo volto definitivo lungo la discesa del Valles. La maglia rosa passa alla svedese Gosta Pettersson che la porterà fino a Milano. Nonostante il prosieguo del 1971 lo veda primo sul traguardo del Giro di Campania e protagonista della Milano-Torino, la Scic non gli rinnova il contratto. Nel biennio successivo 1972-73, con la Gbc, riesce a guadagnarsi la maglia azzurra per disputare in qualità di riserva i mondiali di Gap 1972 vinti da Basso e riesce a vincere la tappa di Moesel al Giro della Svizzera ed il Trofeo Cougnet.
Dopo queste ultime soddisfazioni, nell'autunno del 1973 Michelotto decide di appendere la bici al chiodo.
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy