Il record dell'ora 1935 di Giuseppe Olmo

Il 31 ottobre 1935 giunse al Vigorelli in un pomeriggio piovoso, un tipico pomeriggio d'autunno a Milano. L'idea del record gli era stata suggerita tempo prima e lui, entusiasta, ne aveva messo a parte il "mago" Olivieri e Cavedini, l'uomo Bianchi.
Qualcuno dubitò della felice riuscita del tentativo, perchè si diceva che tutto quello che a Olmo veniva facile era raggiungibile, anche se si trattava di traguardi di grande importanza.
Non c'era l'attesa delle grandi occasioni, anche perché, per evitare troppi clamori, ben pochi furono avvertiti del tentativo. Solo una notizia d'agenzia, secondo cui al Vigorelli era in corso un tentativo ufficiale di record, poteva lasciare intuire cosa ci fosse sotto.
Avvilito per le precarie condizioni climatiche, Olmo si era rifugiato nel chiuso del suo spogliatoio, in attesa che la situazione migliorasse.
La pista era bagnata e, a meno di una trovata geniale, era decisamente improponibile qualsiasi sortita. L'idea venne a Cavedini. Già in passato gli era capitato di dover asciugare quella pista e la sua esperienza gli consigliò che la soluzione era una sola. Cosparsa la pista con un sottile velo di benzina e datole fuoco, in breve, smentendo l'ìncredulità e lo scetticismo dei presenti, ottenne il risultato voluto: la pista era finalmente asciutta, il tentativo avrebbe avuto luogo, o almeno Olmo avrebbe potuto avere un saggio delle sue possibilità.
Alle 15.18 Gepin iniziò a pedalare. Rigido e legato nel primo giro, percorso in 35", agile e potente per il resto dell'impresa, durante la quale i tempi sul giro raramente salirono sopra ai 32".
Alle 16.18 Olmo divenne il nuovo primatista dell'ora, primo nella storia a doppiare il Capo Horn dei ciclisti, il muro dei 45 chilometri. Aveva usato una bicicletta Bianchi del peso di circa otto chili e mezzo, con gomme leggerissime. Rapporto 24x7 con catena e ingranaggi Humber, per uno sviluppo di 7,32 metri a pedalata.
La notizia si abbattè sul ciclismo internazionale come un fulmine a ciel sereno. Dalla Francia giunsero commenti entusiastici. Herny Desgrange cronista de "L'Auto" scrisse: "Il giovane italiano ha proiettato nel nostro cielo sportivo il sole di un ammirevole record".
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