Storia di Pietro Partesotti

Classe 1941, in pensione dopo aver lavorato alle dipendenze delle Farmacie comunali, Pietro Partesotti vive da sempre a Reggio Emilia. E' stato un ottimo ciclista, partecipando a 5 edizioni del Giro, dal 1962 al '66, al Tour del '65 (57° nella classifica finale) e a due mondiali. Nel palmares, da buon gregario, c'è solo una vittoria nel Trofeo Cougnet.
Entrato nei professionisti con la Salvarani, ha fatto prima il gregario di Vito Taccone, forte e vulcanico corridore degli anni Sessanta, poi a grandi capitani come Vittorio Adorni e Felice Gimondi. Il 1965 fu l'anno d'oro di Partesotti, con l'accoppiata Giro e Tour, vinti rispettivamente da Adorni e Gimondi, e il titolo mondiale sfiorato. Al Giro sono legati molti bei ricordi di Pietro: "Ricordo che nel '66 una tappa arrivò proprio a Reggio, col traguardo in via Kennedy. Mi sarebbe piaciuto vincerla, ma Zandegù in volata bruciò tutti. Io ho avuto grandi soddisfazioni dal ciclismo, allora era uno sport molto più sentito di oggi, per le strade c'erano proprio tutti. Io avevo un mio grande tifoso, Ultimio Campani, che mi seguiva spesso. Siamo rimasti amici anche a carriera finita. Allora le corse a tappe erano massacranti, con frazioni lunghe 270 km che tagliavano le gambe: si partiva presto e ci alzavamo alle 5 di mattina per mangiare.
Nel ciclismo di oggi, con tappe molto più brevi, potrei dire qualcosa di
più anch'io". Oggi però non sono tutte rose e fiori: "Il ciclismo rimane uno sport bellissimo, però il doping lo sta rovinando. E' una vergogna che siano proprio i medici, quelli cioè cui compete la salute degli atleti, i più colpevoli della situazione. Spero che gli organi competenti riescano a ripulire l'ambiente, ma sono scettico perché vedo troppi interessi in ballo. Certo, si prendeva qualcosa anche ai miei tempi (il controllo antidoping nacque proprio a metà degli anni Sessanta, ndr), ma erano solo energetici per arrivare al traguardo".
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