Storia di Nello Sforacchi

Di umili origini, Sforacchi si mise in luce fin da giovanissimo come grande promessa fra i dilettanti, con i successi nella Coppa Agostoni e nella Modena-Abetone. Era il pupillo di Pietro Scapinelli, conte di Leguigno, famoso aviatore che morì in un incidente aereo sui cieli di Reggio nel 1941. La scomparsa del proprio mentore fu un duro colpo, ma finita la guerra Nello era sempre fra i migliori. E tra i migliori 15 dilettanti venivano selezionati quei 7-8 corridori che avrebbero partecipato al Tour de France nella Nazionale Cadetti, destinati a fare da gregari alla rappresentativa dei campioni Bartali, Magni e Coppi. Sforacchi partecipò così al Tour del 1948, quello che vide Bartali trionfare dieci anni dopo il successo del '38. La corsa di Nello durò poche tappe, perché in seguito a una caduta fu ricoverato in ospedale: decise allora di rimanere in Francia, dove in seguito si sposò ed ebbe due figli.
Dopo un primo Giro con l'Atala di capitan Astrua, nel '50 prese parte alla corsa con la squadra italiana della Viscontea capitanata da "testa di vetro" Robic, fresco vincitore del Tour, un team metà francese e metà italiano costruito per aggiudicarsi la corsa rosa. Coppi cadde e si ritirò poi, sulle Dolomiti, Robic andò in crisi dopo un paio di forature e Nello, Volpi e Rivola lo spinsero a forza fino all'arrivo, nella speranza che potesse riprendersi. Ma perse quasi 20 minuti rimanendo tagliato fuori dalle prime posizioni. Il favorito era quindi Bartali, insidiato però dallo svizzero Koblet, un bravo pistard voluto da Learco Guerra ma non certo uno scalatore. Ed ecco succedere l'imprevedibile: Koblet fora e Bartali, Ortelli e Magni vanno all'attacco per staccarlo definitivamente. "Quando Nello raggiunse Koblet quest'ultimo gli chiese di aiutarlo offrendo una bella somma pur di riportarlo sotto. Per la sua squadra il Giro era finito, i soldi facevano comodo, cosa doveva fare? Lo aiutò a rientrare". Bartali non lo ha mai perdonato, anche perché proprio grazie a quell'aiuto alla fine Hugo Koblet fu il vincitore del Giro d'Italia del 1950, e le polemiche sull'italiano che l'aveva aiutato tennero banco a lungo sui quotidiani. Ma da farsi perdonare non aveva niente: erano entrambi italiani, d'accordo, ma di squadre diverse e professionisti. Correva per chi lo pagava, e quella volta fu pagato in franchi svizzeri. Per fortuna prese quei soldi, perché la Viscontea fallì in seguito alla disfatta nel Giro e come saldo della paga dovette accontentarsi di alcune biciclette che poi faticò a vendere.
Aveva uno stile che sembrava incollato alla bici ed era uno che sapeva andar forte anche in salita, nonostante avesse pochi mezzi economici: tante volte nella sacca dei rifornimenti doveva metterci delle noci e del pane, mentre un corridore ha bisogno di cose più sostanziose.
Nello Sforacchi corse anche il Tour del '50 e numerose altre gare fino al '53, quando passò al ciclocross, disciplina dove eccelleva e dove terminò la carriera prima di lavorare in un'azienda francese di pneumatici per biciclette.
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