Pietro Linari, il primo autentico campione del ciclismo fiorentino

Alto e robusto, spalle larghe e capigliatura folta, audace e coraggioso quanto basta per dedicarsi, dopo aver gareggiato su strada, alle Sei Giorni che richiedono spericolatezza e abilità. Ne vinse quattro in coppia con gli assi italiani del momento. Era cordiale e sorridente ma certamente non remissivo, se è vero che nel corso di una manifestazione su pista a Parigi non esitò un attimo appena sceso di bicicletta, ad allungare le mani su uno dei tre fratelli Pelissier che quando gareggiavano in Francia volevano fare il bello e il cattivo tempo a tutti i costi. Sempre elegante Linari frequentava a Firenze celebri ritrovi da intellettuali come le Giubbe Rosse e Paszkowski, ma si intratteneva volentieri anche con gli amici del suo quartiere alla Mutuo Soccorso di Rifredi. Raccontava dei suoi viaggi in aereo in America, delle sue vittorie e delle sue avventure. Allora in aereo viaggiavano soltanto i personaggi del regime, i divi del cinema e i grandi industriali.
Pietro Linari, Pietrino per gli amici, era nato a Rifredi (dove ha sempre vissuto) il 15 ottobre 1896. I maggiori successi su strada li ottenne tra il 1922 e il 1925: vinse una Milano-Sanremo, un Giro dell'Emilia, una Milano-Modena e alcune tappe al Giro d'Italia. Si classificò al secondo posto nel Giro di Lombardia del 1923 e al terzo posto nella Milano-Sanremo e nella Parigi-Roubaix del 1925. Successivamente si dedicò alla pista: tra tante Sei Giorni disputate vinse quelle di New York nel 1926, di Milano nel 1928, di Stoccolma nel 1929 e di Parigi nel 1931. Continuò a gareggiare soltanto su pista fino al limite dei 40 anni. Anche se inferiore a quella dei suoi antagonisti (Girardengo, Binda e Guerra) la figura di Linari ha avuto un'importanza notevole nello sviluppo del ciclismo in Toscana e soprattutto a Firenze. Fu sicuramente il primo autentico campione del ciclismo fiorentino.
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