Giacomo Fornoni

Il "treno" di Gromo (BG), località dove nacque il 26 febbraio 1939, è stato un formidabile passista, un atleta capace come pochi di trasmettere una grande sicurezza ai compagni e capitani che gli sono stati accanto.
Giacomo Fornoni aveva tutto per impressionare, perché era di corporatura massiccia, non altissimo, ma compatto, con uno stile sulla bici da considerarsi stereotipo del cronoman. Potenza da vendere e ritmo impressionante sui rettilinei. Non adattissimo per i percorsi nervosi e pieni di curve. Per questi motivi, appariva l'ideale per il quartetto della 100 km e per le cronometro a coppie. Non è dunque un caso, se il suo palmares mostrò soprattutto queste luci. Da dilettante, divenne un perno della cronosquadre: assieme a Cogliati, Bailetti e Trapè, vinse l'Oro Olimpico nella specialità ai Giochi di Roma.
Passato professionista nel '61 con la Molteni (unica sua squadra nei nove anni fra i prof.), Giacomo trovò nel Trofeo Baracchi la "sua gara": la vinse col giovanissimo Motta nel '64, arrivò secondo col coetaneo Babini nel '62 e nelle altre edizioni a cui partecipò fu sempre un protagonista. Vinse poi la cronostaffetta Rho-Como nel '68, grazie a quelle che già si definivano "trenate", in grado di ricordare i suoi grandi trascorsi olimpionici. In linea, colse un solo successo, nel Gran Premio Eldag, a Vigevano, nel 1967.
Pedina di squadra importante per la sua capacità sul passo, a livello personale trovò modo di mettersi in luce al Giro d'Italia '62, quando giunse terzo nella tappa di Lignano Sabbiadoro, dietro a Bruno Mealli e Schroeders e nel '65, quando, a Torino, fu battuto allo sprint (il suo punto debole assieme alla salita per motivi di peso), per pochi centimetri, da Aldo Pifferi. Sempre nel 1962, giunse terzo nel G.P. Tendicollo Universal a cronometro, battuto solamente dai "mostri" Baldini e Anquetil. Chiuse la carriera nel 1969.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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