Storia di Luigi Sgarbozza

Nato a Amaseno (Frosinone) e residente a Roma, Sgarbozza era munito di una dialettica che ispirava simpatia. Curava il suo aspetto nel migliore dei modi, sempre sbarbato, sempre gioviale, educato, il primo a salutare, proprio un tipetto furbo e accattivante.
Memorabili le sue entrate in sala stampa nelle quali esordiva "Adesso vi spiego com'è andata la volata tra me, Zandegù e Basso. Dovete sapere.....". Il vincitore poteva essere Basso, oppure Zandegù mentre lui, Luigino, era solitamente terzo, massimo secondo, raramente primo ma a suo dire sempre svantaggiato dalla scorrettezza dei due rivali.
Velocista, professionista dal 1967 al 1972, due vittorie di tappa (una al Giro d'Italia e l'altra alla Vuelta di Spagna quando indossò anche la maglia amarillo, sia pure per un giorno solo), cinque volte secondo, sette volte terzo, una carriera piuttosto breve; smise a soli 28 anni, forse perché nell'ultima stagione di attività non aveva una squadra, forse per un motivo diverso. Erano comunque tempi di scarsi guadagni, buoni soltanto per i campioni. I pedalatori di seconda fascia, gregari compresi, guadagnavano pochissimo e più d'uno smetteva davanti alla prospettiva di un buon lavoro.
Successivamente Sgarbozza ha avuto il merito di non appartarsi e dopo alcuni anni lo ritroviamo commentatore Rai; lo stesso sorriso, pochi chili in più, ancora la voglia di raccontare, di stare nell'ambiente, di aggiornarsi su questo e su quello per poi essere una valida spalla dei vari telecronisti. Forse con pò troppa enfasi, forse fin troppo elogiativo ma alla gente piace ed ispira simpatia e all'amata disciplina fornisce un grande contributo che si chiama entusiasmo, comprensione, incitamento.
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