Alfredo Martini: il debutto amaro al Lombardia del '41

A vent'anni, nell'autunno del 1941, Alfredo Martini, una delle grandi promesse del rigoglioso vivaio fiorentino, "assaggiò" per la prima volta una corsa professionistica. Fu il Giro di Lombardia, come la tradizione voleva. La licenza era da indipendente, la bicicletta una Bianchi. La maglia bianco-celeste ma senza scritte perchè il ricciuto e simpatico corridore di Sesto Fiorentino non faceva parte della squadra di Viale Abruzzi. Era forte specialmente in salita e lo confermò passando tra i primi quindici in vetta al Ghisallo. Stava gustando la soddisfazione del felice esame allorché sulla picchiata su Magreglio, una sbandata, una maledetta caduta e si ritrovò malconcio in un fosso con entrambe le ruote spezzate. Senza aiuti dovette ritirarsi. Stava facendo l'inventario dei danni quando un Cireneo in bicicletta gli chiese se aveva bisogno. Vorrei tornare a Milano, gli rispose. Se vuoi ti posso portare sino alla stazione ferroviaria più vicina, quella di Asso, gli rispose. E' già qualcosa. Alfredo salì sul sellino posteriore issò la bicicletta in spalla e alla stazione di Asso rifece i suoi conti. Non aveva una lira, ovviamente, ed uno spettatore, toccato, per farlo riparare dal freddo non esitò a togliersi di dosso l'impermiabile e glielo regalò. Trovo qualche lira per il viaggio che non fu lungo e si concluse alla Stazione Nord di Milano. Di qui, per un paio di chilometri, in quel tardo pomeriggio d'ottobre (e quando da tempo il padovano Mario Ricci aveva già vinto la classica delle foglie morte) Alfredo Martini, con la tenuta da corridore infangata e coperta da un modesto impermiabile ed una bicicletta in spalla, attraversò Milano, per tornare all'albergo dal quale era partito. Il suo primo Giro di Lombardia non aveva, ovviamente, sognato di finirlo così, ma quel ricordo gli rimase saldo nel cuore e nella mente.
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