Storia di Renzo Soldani, fulminea l'ascesa e fulminea la discesa

Dopo la fine della Seconda Guerra mondiale Renzo tornò a casa solo nel 1946, e ritrovò ben presto la passione per la bicicletta e nel 1947, a 22 anni, indossò la maglia arancione della U.C. Pistoiese per esordire fra i dilettanti. Sei vittorie, un bottino davvero promettente. E dieci nel 1948, grazie alle quali Eberardo Pavesi, l'indimenticabile "avocat", gli fece firmare il contratto da professionista con la Legnano. Si difendeva bene in salita, si faceva rispettare i volata, era sempre coraggioso ma era diventato impertinente, forse la sofferenza che aveva conosciuto durante la Seconda Guerra Mondiale, gli aveva tolto la volontà di sottoporsi ad altri sacrifici. Però cominciò bene e vinse la Coppa Placci e concluse al secondo posto in tante altre corse, alcune delle quali avrebbe vinto con solo un pò di esperienza in più. Il 1950 la stella di Renzo comincia a brillare al fianco dei tanti campioni italiani e stranieri: si batte senza paura, cerca e trova un ruolo di primo piano. Giro dell'Umbria, Giro dell'Appennino, Giro dei due Mari (a tappe), i traguardi di Matera, Foggia e Barletta del Giro di Puglia e Lucania, sono affermazioni che fanno salire la quotazione dell'ex-motorista al quale cominciano a far la corte di direttori sportivi. Lo voleva la Viscontea di Tano Belloni, la Taurea di Graglia insomma Renzo alla vigilia del Giro di Lombardia era il corridore più inseguito. In albergo, dopo la cena della vigilia, Pavesi chiamò a rapporto tutta la squadra della Legnano e disse che nessuno di loro era campione quanto Coppi, Bartali, Magni e quanto certi stranieri come Bobet. Quindi dovevano lasciare che fossero loro a fare la corsa nel caso si fossero trovati in fuga con questi avversari. E così fu per Renzo che quando Coppi all'inizio del Ghisallo si mise in testa, si pose nella sua scia. Il gruppo si assottigliava e Renzo resisteva bene. Due chilometri di salita e restarono in due al comando della corsa. Quando Coppi si accorge di averlo ancora in scia, attacca ma Renzo risponde prontamente. Allora Coppi lo affianca e gli dice: "Renzo, c'è un premio di 200.000 lire sulla vetta del Ghisallo. E' tuo, ma fammi transitare in testa sotto il traguardo". Con il capo Renzo lascia intendere a Coppi che acconsente, ma successivamente accusa un crampo alla gamba e cede a Coppi un centinaio di metri di vantaggio. Mancano due chilometri alla vetta, Coppi non lo aspetta, ma il dolore sparisce e Renzo comincia ad inseguire. "Se lo raggiungo", pensa, "faccio la volata: è lui che non è stato ai patti". Si avvicina a Coppi che vedendolo non forza pensando che l'accordo sia sempre valido e così Renzo rientra sul battistrada. La fuga continua: Renzo tira cento metri, Coppi ne fa almeno cinquecento in testa. Ma il loro vantaggio, che oscilla sui due minuti, si sbriciola a 20 chilometri da Milano a causa di un passaggio a livello chiuso. Su Coppi e Soldani piombano Bevilacqua e Zampini. Arriva anche l'ammiraglia della Legnano con Pavesi che consente a Renzo di dare cambi regolari ai compagni di fuga. il "Vigorelli" è ormai alle porte e Renzo è ancora fresco e pronto per la volata, Zampini entra per primo in pista, seguito nell'ordine da Bevilacqua, Coppi e Soldani. Suona la campana, inizia l'ultimo giro; sul rettillineo opposto al traguardo Coppi allunga in progressione, affianca Bevilacqua all'esterno mentre Zampini cede e si rialza. Bevilacqua risponde allo scatto e non si lascia superare, allargando verso l'alto nella curva ma lasciando in questo modo un varco all'interno nel quale si lancia velocissimo Soldani che supera tutti ed entra per primo nel rettilineo d'arrivo. Guadagna qualche metro e taglia nettamente per primo il traguardo davanti a Bevilacqua e Coppi.
La straordinaria messe di vittorie nel 1950 gli fruttò la stipula di un sontuoso contratto biennale con la Legnano con ingaggio annuale per il 1951 e il 1952 di lire 2.300.000. Cifre lontane da quelle di Coppi e Bartali, ma comunque uno stipendio principesco per l'epoca. Nel 1951 l'avvio fu fulminante. Vinse la Sassari-Cagliari, dominò la Firenze-Roma, non conquistò la maglia rosa all'inizio del Giro d'Italia per un banale errore di calcolo, dopo il secondo posto di Torino, poichè a Loano Magni si piazzò 6° mentre lui solo 8° in quanto non si interessò alla volata avendo visto la maglia rosa ferma per una foratura. Alfredo Binda, dopo il Giro d'Italia, lo avrebbe portato ai Campionati del Mondo di Varese, ma una brutta caduta sul cemento del Velodromo delle Cascine a Firenze, lo mise fuori gioco con la spalla destra rotta. Da questo momento iniziò la parabola discendente fino a scomparire dalla scena dei professionisti nel 1955 a soli 30 anni. Perchè come fu fulminea l'ascesa, fulminea fu anche la discesa ?
Come ha sempre ammesso lo stesso Soldani, con suo grande rammarico, non fu troppo devoto alla bicicletta. Si sentì appagato e non fece alcun sacrificio per ottenere dalla bicicletta e dal ciclismo qualcosa di più. Molto di più forse ..... .
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