Quando Gabanein frantumò Anquetil - Arnaldo Pambianco vince il Giro d'Italia

Nel 1961 si corre il Giro del centenario dell'Unità d'Italia e Arnaldo corre con la maglia della Fides, nuova squadra creata dal Patron Borghi, sottomarca della leggendaria Ignis. Arnaldo è il capitano ma nessun giornalista lo pronostica tra i favoriti e lui, arrabbiato, promette pubblicamente di arrivare nei primi tre.
Da Torino parte bene, sul Colle di Superga arriva quarto. A Taranto però sfiora il dramma: mentre sta mangiando Brugnami gli urta il manubrio e rovina a terra provocandosi contusioni a non finire. Per fortuna la squadra lo attende, Bartolozzi gli afferra il braccio e lo obbliga a continuare. Perde tre minuti e il dolore si acuisce. A cronometro regala un paio di minuti ad Anquetil, grande favorito del Giro. Si lecca le ferite e il morale torna. Ed ecco il grande giorno: da Ancona a Firenze. Jacques si accorge di avere di fronte un avversario temibile e lo fa sorvegliare dai suoi. Fa freddo, scoppia un temporale e le cadute si fanno sempre più frequenti già dai tornanti romagnoli. Terminata la discesa del Muraglione in testa sono in quattro: Ciampi, Carlesi, Van Looy e Arnaldo. Rientrano alla spicciolata altri corridori tra i quali, a fatica, anche Anquetil, che però accusa una crisi di fame ed Arnaldo se ne accorge e parte in progressione, trascinandosi dietro un manipolo di velocisti. Arnaldo promette a tutti di tirare la volata se danno una mano. L'unico a non tirare è Ciampi, che sul traguardo di Firenze vince. Per soli quattordici secondi Pambianco indossa la maglia rosa. Il giorno dopo Anquetil si allea con Rik Van Looy e per Arnaldo la corsa si fa dura, ma la tappa dello Stelvio è fatale al fuoriclasse francese, costretto a gettare la spugna. Ai piedi del mitico monte Van Looy e Junkermann hanno otto minuti di vantaggio. Il primo a lanciarsi all'inseguimento è Gaul, tutti cercano di imitarlo, e verso la cima Pambianco spara le ultime cartucce e si porta in seconda posizione, alle spalle di Charly Gaul. Jacques perde oltre tre minuti e la maglia rosa è salva. L'apoteosi milanese, al vecchio Vigorelli, è indescrivibile. All'ultimo chilometro Arnaldo gronda sudore, non crede ai suoi occhi e pensa a tutti i vincitori del Giro che lo hanno preceduto. Una gioia immensa.
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