Un caso di ......... doping nel 1926: Alfredo Binda beve trenta uova e taglia il traguardo con mezz'ora di vantaggio

Nel 1926 Alfredo Binda vive e scrive una favolosa pagina di ciclismo in uno dei più terrificanti giri di Lombardia, in una giornata che i cronisti definiscono apocalittica, dove pare che tutto il mondo sia in rivolta, con il cielo che rovescia acqua a catinelle, con gelide raffiche di vento. Tempesta sul lago, straripato a Como, in piazza Cavour l'acqua raggiunge un livello di 40 centimetri, smottamenti e frane sulle montagne. In questo clima e con questo tempo il Giro di Lombardia parte e si svolge ugualmente, in un sapore di epopea. La lotta si scatena sulle rampe del Ghisallo; Bottecchia si mette in testa di attaccare, cerca di sparare le sue bordate. Ma Binda non si limita a controllare, scatta a sua volta e va a riprendere i fuggitivi, insieme a Bottecchia c'erano altri disperati. Bottecchia non si ferma, riscatta.
Dapprima Binda gli manda sulle tracce il suo gregario, scatta nuovamente, poi si muove lui e passa a sua volta in fuga. Prima della partenza si era bevuto sei uova fresche, un'altra scorta l'ha consumata durante la corsa per un totale di trentaquattro. Arriva al traguardo con un vantaggio colossale. L'Alfredo non ha il tempo di aspettare che arrivino gli altri con un distacco di quasi mezz'ora.
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy