Il ritiro al Tour 1980 di Bernard Hinault "Le Blaireau"

Anche il Tour de France 1980 stava per essere stravinto da Bernard "Le Blaireau", il Tasso, come era soprannominato forse per la sua misantropia, o forse per quello sguardo metallico, per quell'aspetto tozzo, sagomato e scolpito nella pietra viva, che regalava a chi lo guardava camminare e pedalare. Si, questo Tour stava per essere stravinto, come quelli del 1978, del 1979, come sarebbero stati stravinti quelli successivi nel 1981, 1982 e nel 1985. Hinault era fuggito dalla Grande Boucle e si era nascosto sulle montagne intorno al paese di Bernadette, intorno a Lourdes, dove da sempre si combatte per il primato del Tour: ora il Tourmalet, l'Aubisque, l'Aspin, il Peyresourde, quelle montagne che tante volte lo avevano visto protagonista di storiche imprese lo nascondevano e proteggevano. Ma cosa era successo veramente quella notte di mercoledì 9 luglio 1980? Come mai un campione come lui aveva deciso improvvisamente di abbandonare quello che avrebbe potuto essere (col senno di poi) il Tour di tutti i record, il sesto Tour vinto da quell'uomo di marmo, quel Tour che gli avrebbe consentito di diventare quasi sicuramente il più grande di tutti i tempi, regolando alla piazza d'onore gente come Merckx, Indurain, Anquetil e Armstrong? Facciamo un po' d'ordine! Erano 12 anni che Hinault "le blaireau" giocava il ruolo di protagonista sulle strade di tutta Europa. In quei 12 anni di professionismo aveva indossato le maglie di parecchie squadre: Gitane, Gitane-Campagnolo, Renault-Gitane, Renault-Elf, La Vie Claire. Le sue vittorie parlano per lui: 5 Tour de France (78-79-81-82-85), 3 Giri d'Italia (80-82-85), 2 Giri di Spagna (78-83), Campione del Mondo nel 1980, Roubaix nel 1981, Gand nel 1977, Liegi nel 1977 e nel 1980, Freccia nel 1979 e nel 1983, Lombardia nel 1979 e nel 1984, 5 volte primo nel Nazioni a crono (77-78-79-82-84), Coppa del Mondo 79-80-81-82. Cosa dire di un tale palmares? Cosa dire di un uomo che pur odiando dichiaratamente la Corsa del Pavè, pur con la nausea, decise di correrla e vincerla solo per tacitare i giornalisti che lo punzecchiavano? Un bottino straordinario, forse troppo pesante da portare in giro per il mondo! Quella sera a Bagnerès de Luchon Hinault aveva gettato la spugna e deciso di abbandonare la corsa. Solo il suo coach Cyrille Guimard conosceva la verità già dal pomeriggio, e sapeva della sua volontà di lasciare l'albergo all'insaputa anche dei suoi fidati compagni di squadra. Cosa era successo quel pomeriggio fra Agen e Pau? Si parla di un improvviso risentimento ad un ginocchio, un vecchio e recidivo malanno per il quale l'unico rimedio avrebbe dovuto consistere in infiltrazioni di cortisone, considerato, allora come ora, doping dalle regole dell'UCI. Fatto sta che quella fuga improvvisa aveva alimentato immediatamente dubbi sulla effettiva e reale causa dell'abbandono di Bernard Hinault. Allora, si disse, aveva qualcosa da nascondere? Molti, ancora oggi, parlano apertamente di "couac", di un Tour dell'inganno e della sceneggiata. In questa storia fatta di falchi e di colombe i secondi parlano invece di: 1) necessità da parte del Bretone, tozzo e con gambe troppo corte, di "massacrarsi" le articolazioni spingendo rapporti impossibili; 2) della inclemenza concomitante del tempo in quel periodo; 3) del chilometraggio estremo delle tappe di quel Tour; 4) della guerra continua scatenatagli contro da gente come Thurau, Kuiper e Zoetemelk. Tutti questi fattori insieme avrebbero progressivamente demolito le ginocchia del Bretone che, per salvarsi dall'assedio, sarebbe dovuto, come in altre occasioni, ricorrere al cortisone e quindi rischiare "il doping". C'è chi dice che oltre a notarlo "navigare" in fondo al gruppo a farsi massaggiare dai suoi fisioterapisti, la mattina del 1 luglio, a Lilla, lo si sia visto addirittura zoppicare. Il medico del Tour, a quel punto, avrebbe preso in mano la situazione e "imposto" la cura con infiltrazioni "controllate" di cortisone. Riesce in questo modo a portare a termine la crono a squadre e dà segni di ripresa nella successiva tappa di Rouen. Quel "doping" ufficiale scatena malumori nelle fila del gruppo e Goddet e Levitan devono contenere le lamentele e dubbi di corridori e direttori sportivi. I falchi affermano che quella "cura" sarebbe stata la complice copertura degli organizzatori per una eventuale chiamata all'antidoping di Hinault. Nella ultima crono verso Parigi Joop Zoetemelk regola il Tasso, che però indossa ugualmente la maglia gialla, con un distacco di 1 minuto e 39 secondi. Tutto sembra regolare, anche dopo il controllo antidoping, e la tappa pirenaica Pau-Bagneres de Luchon stimola le velleità del bretone che si dichiara pronto alla battaglia. Invece la notte del 9, all'Hotel Continental di Lourdes, va in scena quella che per molti è considerata una farsa, la sceneggiata di un campione stretto fra la concorrenza agguerrita dei comprimari e la legalità invocata dai detrattori. Hinault se ne va, sparisce nel nulla e anche gli organizzatori, accusati di complicità, recitano la parte dello sbigottimento e dell'incredulità. I bene informati invece raccontano di un incontro segreto, svoltosi nelle cucine dell'Hotel Continental, al quale Hinault si sarebbe presentato in lacrime per annunciare il suo ritiro dalla corsa, e che Guimard avrebbe ribadito la necessità per il suo assistito di cure ben più "pesanti" del cortisone. Molti parlano della fine del campione bretone, che invece a Sallanches rientra in pista e strapazza la concorrenza. Che sia stata una parentesi "fisiologica" per recuperare il ginocchio malato, o invece uno stop "strategico" per coprire l'assunzione di sostanze proibite? Negli anni a seguire i silenzi dei vari Goddet, Levitan, Guimard, insieme a quelli di Mottet, Fignon e LeMond, non hanno fatto altro che rendere ancora più misteriosa la fuga nella notte di Lourdes, e coloro, e sono molti, che sostengono che, nonostante tutto, in quel Tour la figura di Bernard Hinault era considerata sopra a tutto e a tutti gettano un'ombra amara sulla carriera di un campione che la natura non aveva dotato di un fisico longilineo e che per questo aveva costretto ad usare la propria forza smisurata, contro sé stesso e il proprio limite fisico.
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