Danny Clark

Danny Clark è nato a Launceston, cittadina del nord della Tasmania in Australia, il 30 agosto del 1951. Professionista dal 1973 al 14 febbraio 1997. Uno dei più grandi pistard di tutti i tempi sia per il curriculum che ha saputo conquistarsi, sia per il valore del personaggio, capace come pochi di trasformare le sue esibizioni in grandi momenti di spettacolo.
Come tutti corridori australiani si segnalò per le sue perfomance in pista in particolare nella velocità prolungata, guadagnandosi la selezione per le Qlimpiadi di Monaco (1972). Qui conquistò, non senza sorpresa, la medaglia d'argento nel "Chilometro con partenza da fermo" alle spalle del fortissimo danese Nils Fredborg. Nel 1973 passò professionista dedicandosi specialmente a quelle "Sei Giorni" che poi diverranno il teatro principale della sua fama.
Sugli anelli di mezzo mondo il suo originale modo di concepire la spettacolarità delle gare su pista ne fece una specie di "sire", ruolo che condivise per un decennio col grande corridore belga Patrick Sercu. Nel frattempo gli enormi valori tecnici e la polivalenza di Clark gli consentirono di raggiungere anche dei tangibili risultati agonistici. A diversi titoli europei nell'omnium e nell'americana (titoli importanti solo per i palati fini della pista), accostò le prime due maglie iridate della storia dei keirin: nel 1980 a Besançon battendo Morelon e Fredborg e nel 1981 a Brno su Bontempi e Kubo.
Nel 1981 giunse pure secondo ai mondiali dell'individuale a punti dietro allo svizzero Freuler. Ancora nel keirin, arrivò all'argento nel 1982 a Leicester dietro Singleton e nel 1983 a Zurigo dietro Freuler. Intanto il curriculum di Clark nelle "Sei Giorni" stava divenendo impressionante, ben 30 al 1985, anno nel quale decise di cimentarsi ai mondiali stayer (mezzofondo) di Bassano dove giunse secondo dietro l'italiano Bruno Vicino. Nel 1987 con 41 successi alle spalle nelle "Sei Giorni", conquistò a Vienna un altro argento iridato fra gli stayer dietro lo svizzero Huèrzeler.
L'anno dopo, a Gand, anche la più bella, oggi purtroppo abolita specialità, consegnò al grande Danny Clark il terzo iride della sua già cospicua carriera. A 39 anni, nel 1990 sull'anello coperto di Maebashi in Giappone, l'ormai vecchio Clark si tolse la soddisfazione di giungere ancora due volte sul podio iridato finendo terzo nell'individuale a punti e terzo fra gli stayer.
A quarant'anni con 59 "Sei Giorni" vinte, il velodromo di Stoccarda lo laureò per la seconda volta Campione del mondo di "mezzofondo" al termine di una grandissima battaglia con lo svizzero Peter Steiger. Ma quel successo non segnò la fine della carriera del grande atleta australiano. Clark, ben lungi dal terminare nell'anonimato la sua leggenda, continuò fino al febbraio del 1997, accumulando altri 15 importanti successi nelle "amiche" "Sei Giorni".
Salutò tutti a suo modo cantando e suonando rock e dando ennesimo spettacolo in gara alla kermesse milanese svoltasi sul tondino del Forum di Assago. Con 74 vittorie nelle "Sei Giorni", 4 titoli, 4 argenti, 2 bronzi mondiali e un argento olimpico, Danny Clark è passato alla storia del ciclismo come una fulgida stella che, per longevità, ha pochi, davvero pochi, paragoni.
Dopo neanche due anni da "pensionato" dello sport praticato, Danny, nel frattempo ritornato in Australia, scoprì che non era capace di vivere lontano dal ciclismo praticato. Aveva provato a fare l'allenatore, lasciando subito un segno con la scoperta di Ryan Bayley, divenuto nel 2000 campione mondiale juniores della velocità, ma la sua volontà era quella di correre ancora. Si unì con Sabina, una ragazza italiana di Forlì, e ritornò in Europa, nell'aprile del '99.
Non ha tardato a riprendere a correre, prima a livello assoluto (vincendo un'ennesima "Sei Giorni" seppur non ufficiale e concludendo una corsa a tappe in Australia), poi, dal primo gennaio 2001 nei "master", sia su strada che su pista. Cosa poteva fare uno come lui se non vincere? Bene, in quattro stagioni, ha fatto incetta di risultati, fra i quali ben otto titoli iridati. Come dire... "il lupo perde il pelo ma non il vizio".
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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