Domenico Oggero - Vecchia gloria del ciclismo ed azzurro d'Italia.

Nato a Caselle nel 1912, aveva grandi doti di velocista che gli permisero di conquistare molti successi. Incominciò a correre giovanissimo. Nel 1928, come esordiente, militando assieme a Martano nel G.S. Spa, vinse quattro corse. Nel 1929, come allievo, ottiene 17 vittorie e si laureò campione d'Italia della categoria a Bologna, superando sul traguardo il toscano Rossi ed il varesino Macchi. Nel 1930 vinse 11 corse, nel 1931 non poté fare molto a causa di un'indisposizione, ma nel 1932 ottenne altri 6 significativi successi, fra cui quello del G.S. Frejus, precedendo nientemeno che Olmo, Graglia, Polano e Varetto. Nel 1933, nella più difficile categoria promiscua indipendenti e dilettanti, vinse 9 gare, fra cui la coppa Luxor, fu 2° nel campionato italiano e 3° nel giro del Sestriere. L'anno successivo andò a Ginevra incontrando in una corsa a traguardi i migliori dilettanti europei, fra cui i reduci dai mondiali di Lipsia, e vinse nettamente, guadagnandosi molti contratti ed il passaggio al professionismo.
Anche nella maggior categoria ebbe ancora delle soddisfazioni, nel Giro d'Italia del 1935 vinse una ventina di traguardi a premio, fra cui uno a Pianezza, dell'importo di mille lire, somma favolosa a quei tempi in cui il premio del vincitore di tappa non arrivava a cinquecento lire.
Poi lasciò lo sport e tornò alla sua attività di panificatore che svolse a Torino ed in altre località, ritirandosi infine a Caselle.
Nel 1973 all'età di 61 anni, la sua morte destò vivo cordoglio a Caselle, dov'era stimato come uomo onesto e laborioso, ed anche a Torino, negli ambienti sportivi. Alle esequie erano presenti il giornalista Ruggero Radice, Graglia, Lolli, Frola, Felice Gremo, Ettore Balmamion, Carlo Oggero ed altri sportivi delle vecchie generazioni.
Di lui scrissero "Con Oggero scompare una figura, un mito che ai suoi tempi s'allineò a quelli di Binda e di Bartali, anche se la sua gloria non salì in alto; rimane però il ricordo delle sue innumerevoli vittorie ottenute in vent'anni di gare, prive di esaltazione e ricche di modestia".
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