La scomparsa di Michele Gismondi

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Grande cordoglio ha suscitato negli ambienti ciclistici la notizia della scomparsa d Michele Gismondi, un valoroso corridore del passato che divenne famoso soprattutto come uno dei più validi e preziosi gregari di Fausto Coppi.Giamndi è deceduto mercoledì scorso a Montegranaro, dove era nato l'11 giugno 1931 e dove tuttora risiedeva con la moglie Romana, avendo dovuto cedere ad un male inesorabile, come il morbo di Alzhaimer, che lo aveva aggredito negli ultimi anni.
Grazie a suo zio Nino e all'interessamento dell'allenatore di calcio Umberto Mannocci, Gismondi fu presentato a Fausto Coppi, il quale lo indirizzò a Novi Ligure da Biagio Cavanna, il celebre massaggiatore cieco che un grande scopritore di talenti, e Cavanna ne apprezzò subito le qualità e lo avvio ad una brillante carriera, tutta dedita al servizio del Campionissimo.

Sotto la sapiente guida del massaggiatore di Novi, Gismondi maturò da dilettante, difendendo i colori del G.S. SIOF di Pozzolo Formigaro. La sua onorevole milizia da professionista durò dal 1952 al 1960, seguendo fedelmente Fausto Coppi nella Bianchi, nella Carpano -Coppi, nella Coppi -Ghigi e nella Tricofilina -Coppi; concluse la sua carriera nella Gazzola nel 1960.
Fedelissimo di Coppi, egli seppe sempre rispettare le consegne di devoto, impagabile scudiero di Coppi e così non ebbe modo di arricchire il suo curriculum di vittorie, che tra i Professionisti furono nel complesso sei: il Gran Premio di Belmonte Piceno nel 1953, le tappa di Aprilia e di Napoli nel G.P. Ciclomotoristico del 1955, la tappa di Roccaraso nel G.P. Ciclomotoristico del 1956, il G.P. Europa ad Imola nel 1958 e la Coppa Agostoni del 1959.
Ma va detto subito che il suo valore non va certo misurato sul numero delle vittorie conseguite m a sulla consistenza delle prestazioni e sul grandissimo sostegno che gli diede sempre, in ogni gara, al Campionissimo. D'altra parte, quando era libero da impegni di squadra, Gismondi sapeva salire in cattedra da incontrastato dominatore. come avvenne, ad esempio, nella gara marchigiana del 4 aprile 1953 a Belmonte Piceno, quando, tra l'entusiasmo della sua gente egli colse, con una bellissima impresa solitaria, la sua prima vittoria tra i Professionisti.
E poi vanno sottolineate le sue grandi imprese ai Campionati del Mondo, in competizioni dove si distinse sempre tra i migliori tutte le volte che vi parteciò. Così Gismondi giunse quarto, dopo aver svolto appieno il suo compito di gregario, nel 1953 a Lugano, nel giorno del trionfo iridato di Fausto Coppi. Egli poi ripetè lo stesso piazzamento l'anno seguente a Solingen, vinto da Luison Bobet, in una giornata poco propizia per Coppi.
"Gismondi, ai campionati del mondo, sembra trovi nella sue gambe una generosa sovrumana potenza - scriveva nell'occasione Mario Ferretti - "La sua corsa di Solingen è stata spettacolosa Quarto, come a Lugano. Una corsa anche più splendente di quella di Lugano".
E tuttavia all'arrivo Gismondi confermava tutta la sua indole di gregario fedelissimo di Coppi, esclamando: "Cosa vale aver corso bene se a Fausto è andata male?".
Ricordiamo poi il Mondiale olandese di Zandvoort, quando il corridore di Montegranaro fu preceduto di un soffio dal compagno di fuga, Andrè Darrigade. Nell'occasione Gismondi lamentò che il vincitore Darrigade aveva fatto un cambio irregolare di bicicletta e questo fatto era rimasto inosservato da parte della giuria. Riguardo ad un comportamento del genere il Regolamento prevedeva la squalifica ma non se ne fece nulla, anche per la mancanza di reclamo da parte del C..T. Alfredo Binda. E per il resto della sua vita questa conclusione, amara per lui, del Mondiale 1959, rimase sempre un brutto ricordo per Gismondi, che ne riparlava molto spesso con tanta rabbia e rammarico.
Aggiungiamo che Michele Gismondi si disimpegnò egregiamente anche nelle cronometro ed in particolare nelle crono coppie; al riguardo fanno testo il 3° posto nel Trofeo Baracchi del 1952 , in coppia con Coppi, ed il 2° posto nel Trofeo Baracchi del 1959, in coppia con Ronchini.

Ma a questo punto vogliamo riportare un giudizio molto indicativo, e rimasto famoso con il tempo, che, a fine carriera, Fausto Coppi volle dare del fedelissimo Gismondi:
"Di Michè m'impressionò subito lo spirito battagliero. Uno spirito battagliero che mi ricordò quello di alcuni belgi di fama. non aveva davvero esagerato Cavanna presentandomelo come un elemento capace di mettere in allarme i campioni. Mi fu amico fedele. Non esitai a riprenderlo con me, dopo che altri lo avevano considerato finito per il ciclismo, in seguito ad alcune indisposizioni di cui tutti, nella vita, possono essere vittime momentanee".

Finita la carriera, per poco tempo ancora Mchele Gismondi provò a restare nel ciclismo come direttore sportivo della CITE e di squadre secondarie ma a causa delle scarse soddisfazioni ben presto si ritirò definitivamente a vita privata.
Le società marchigiane lo invitavano spesso alle tradizionali feste sociali e di presentazioni, durante le quali Michele al microfono trasmetteva un po' delle sue esperienze e dava insegnamenti ai più giovani.
Negli ultimi anni Gismondi si era riavvicinato alle corse per seguire nelle categorie giovanili il nipote Walter, figlio di Nazzareno, che però non si dimostrò in grada di venire incontro alle attese dei familiari.
Poi, circa due anni e mezzo fa, Michele Gismondi fu colpito duramente dalla prematura scamparsa, per un male inesorabile, del figlio minore Marco, deceduto a 42 anni di età.
Ora Michele lascia inconsolabili la moglie Romana, da sempre sua fedelissima compagna, e il figlio maggiore Nazzareno.

I funerali avranno luogo venerdì 6 settembre a Montegranaro, alle ore 10, presso la chiesa di San Serafino.

Paolo Piazzini
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