Erich Maechler

Nato a Hochdorf (Svizzera) il 24 settembre 1960. Passista. Professionista dal 1982 al 1995 con 25 vittorie. Un corridore possente, un armadio potremmo dire, avente una forza erculea che gli consentiva di tenere in salita ritmi impossibili per uno di quella stazza. Non era uno scalatore, ma se i doveri lo imponevano, lui era capace di tenere tutte le medie salite e pure nelle lunghe, quando non pedalava con scalatori di nota, se la poteva giocare. Sul passo, se in compagnia, era il classico pedalatore fortissimo, ovvero ideale per una cronosquadre. Un po' meno, quando si trovava in una cronometro individuale. In sostanza, come tanti passisti pur di grande valore, aveva bisogno di segmenti a ruota, per poi ritornare poderoso. In volata non era fermo, ed anche lì, senza ruote veloci di livello, se la giocava. Se i suoi valori non sono stati tradotti completamente nel palmares, lo si deve al ruolo di spalla e di gregario che, negli anni migliori, ha svolto per i suoi capitani. Ma quando ha potuto correre per se stesso, "il gregarione" come qualcuno lo chiamava, è stato degno dei suoi valori. Insomma un corridore che sfogliando gli albi d'oro non lo si trova spesso, ma un signor atleta. Da ragazzino visse a lungo fra ciclismo e lavoro in tipografia, poi, dopo un biennio 1980-'81 molto positivo fra i dilettanti, fece la scelta, a poco più di ventuno anni, di provare il professionismo, accasandosi in una piccola formazione svizzera, la Royal Wrangler. Fece subito bene, vincendo la Stausee Rundfahrt Klingnau, il Tour del Nord Ovest e l'ottava tappa del Giro di Svizzera. Davvero non male per un debuttante. L'anno seguente entrò nella Cilo Aufina la principale formazione professionistica elvetica, praticamente una nazionale. Si ripeté, vincendo il Giro dei Sei Comuni e la 6a tappa del Tour de Suis-se: soprattutto dimostrò la sua completezza, senza mai risparmiarsi verso i compagni. Nel 1984 partì forte, vincendo a Montenero della Bisaccia, con un colpo di mano nel finale, la 2a tappa della Tirreno Adriatico, che poi lo vide 2° nella Classifica Finale, a soli 2" dal vincitore Tommy Prim. A giugno, si laureò Campione svizzero su strada, vincendo una corsa a cui partecipavano con classifiche separate, anche i tedeschi dell'ovest. In vista per le risultanze e per le condotte di gara, nel 1985, entrò a far parte di una delle squadre più competitive del mondo. l'italiana Carrera che poi deverrà la sua squadra storica. Entrato nel ruolo di spalla e gregario, partecipò sia al Giro che al Tour e per lui, in tutta la stagione, non ci furono occasioni per gioire, anche se colse qualche significativo piazzamento. Nel 1986, invece, pur lavorando per il compagno Urs Zimmermann, vinse la 5a tappa del Dauphine Liberé e, soprattutto, con un arrivo in solitudine, la tappa del Tour de France che si concludeva sul mitico Puy de Dome. L'anno successivo l'aprì col botto della vittoria nella Milano Sanremo, che lo pose su un piedistallo di notorietà notevole. Proseguì poi la stagione vincendo la Seetal Rundfahrt Hochdorf, il Prologo e la 5a tappa del Dauphine Liberé. Che le sue doti non fossero del semplice "gregarione" che aveva trovato la grande vittoria nella Classicissima, lo dimostrò nel 1988, dove fu autore, ancora una volta, di una grandissima primavera. Vinse dapprima la Vuelta Camp di Morvedre, indi 2 tappe e la Classifica finale della Vuelta della Comunidad Valenciana, quindi, giunto in Italia, si aggiudicò la primaria corsa a tappe di una settimana, ovvero la Tirreno Adriatico. Dominò al punto di aggiungere alla classifica generale, anche 2 tappe. Poi, alla Sanremo, finì 8°. Durante il resto dell'anno fece il suo dovere di spalla. Nell'89, vinse la 4a tappa della Tirreno Adriatico e, per il resto, tanto lavoro per i suoi capitani. Idem nel '90 e '91, dove però le vittorie furono 2, la Kika Classic e la 4a tappa del Giro di Lussemburgo, ambedue colte nel '90. A fine '91, chiuse il suo rapporto con la Carrera, società alla quale aveva dato tantissimo e ritornò in Svizzera, all'Helvetia, dove conquistò nuovamente il Tour del Nord Ovest. Chiusa la stagione, quando Erich meditava il ritiro, una giovane formazione italiana, la Jolly Club 88, gli chiese di tornare al Giro e lui accettò, ma ormai era al tramonto. Continuò anche nel '94-'95 in una piccolissima formazione giapponese, l'Inoac, ma corse pochissimo, ed il suo fu più che altro un impegno "divulgativo". Il suo ultimo piazzamento: il 2° posto nella Japan Cup vinta da Chiappucci, suo vecchio capitano. In carriera, è stato spalla, oltre al varesino ed al già citato Zimmermann, di corridori come Stephen Roche, Roberto Visentini, Guido Bontempi, Djamolidine Abdoejaparov. Oggi vive a Kriens, nel Cantone di Lucerna, dove possiede e gestisce un ampio negozio di biciclette ed articoli di ciclismo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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