Charly Gaul e i Mondiali di Solingen '54

Dopo anni di percorsi ridicoli, finalmente, la prova iridata, con Lugano '53 e, soprattutto, Solingen 1954, si dimostrava degna della maglia che doveva assegnare. Solingen, città tedesca famosa per le sue acciaierie propose un percorso durissimo, reso ancor più aspro da una giornata inclemente. Charly Gaul fu un grande protagonista, forse il migliore in gara, anche se alla fine fu Luison Bobet a vestire la maglia iridata. Già battagliero fin dalle prime battute assieme ai vari Varnajio, Nolten, Coletto, Gismondi, Van Breenen e Monti, Gaul riuscì con grande facilità ad inserirsi in un drappello composto oltre che da lui, da Bobet, Coppi, Anquetil e Schaer, che rinvenne sui due fuggitivi che erano, in quel momento, Gismondi e Varnajio. A guardarli oggi, quei sette in fuga, potrebbero farci venire i brividi visti i titoli che conquistarono in carriera. A quattro giri dalla fine, il campionissimo Fausto Coppi, memore di essere il campione uscente, attaccò a fondo e solo Gaul replicò. Ma il "vecchio" sire, aveva speso tutto in quell'attacco e per giunta, vistosi ancora una volta il baldanzoso giovincello accanto pedalare con facilità, non collaborò più al tentativo e la fuga si sciolse. Dietro, intanto, avevano ceduto Anquetil e Varnajio. Sulle ceneri della fuga di Coppi e Gaul, partì l'astuto Bobet, approfittando pure di una caduta di Gaul, causata proprio dal campionissimo. «Un gran signore - mi disse Charly a proposito di Coppi - in quell'occasione venne appositamente da me a scusarsi e ad ammettere di avermi danneggiato!». A Bobet, s'aggiunse il solo Schaer. Lì, Gaul, perse la corsa. Il suo inseguimento, purtroppo, partito in ritardo per la caduta, non produsse altro che un terzo posto alle spalle di Bobet che anticipò di 12" Schaer. Ma l'aver staccato il resto del drappello che aveva fatto la corsa, fece capire che Gaul, quel giorno, poteva vincere. Poi, nella gioia per quella prestazione, lui e Bobet, non si resero conto che l'organizzazione aveva scambiato le due medaglie. Il terzo posto di Solingen, comunque, dimostrò che il piccolo lussemburghese era sì un grande scalatore, ma anche un uomo di fondo, capace, all'occorrenza, anche sul passo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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