Giuseppe Tonucci

Nato a Fano (PS) il 09.03.1938. Deceduto a Pesaro l'11 ottobre 1988. Passista veloce. Professionista dal 1961 al 1963. Ha ottenuto 2 vittorie.
Le sue attitudini di passista veloce si mostrarono prestissimo, già da esordiente, quando, sulle ali di una fervida partecipazione alle prove e agli allenamenti sul velodromo di Pesaro, vinse un paio di titoli italiani su pista. Su strada, la sua crescita ed i suoi distinguo si mostrarono sincronici a quanto aveva fatto vedere sugli anelli. Attorno al ragazzino gli appassionati fanesi iniziarono a scommettere, perché allora il ciclismo era sentito al punto di essere motivo di discussione o semplici chiacchiere nei bar. E l'attesa di fronte alla crescita del "Peppe", come era già chiamato il giovane Tonucci, aumentò ancora quando, nel 1959, da dilettante, divenne un punto fermo della nazionale azzurra. Partecipò alla Corsa della Pace, conosciuta anche come Praga-Varsavia-Berlino, allora manifestazione da considerarsi il campionato mondiale a tappe per i cosiddetti "puri". Vinse la decima frazione, superando colui che poi diverrà olimpionico l'anno dopo, il sovietico Viktor Kapitonov. Sempre nel '59, partecipò al Campionato Mondiale dilettanti, classificandosi 45°. Il rapporto con l'azzurro continuò anche nel 1960, dove fece parte della nazionale alle Olimpiadi di Roma. Qui si classificò 19° nella gara su strada, a venti secondi dalla coppia che si giocò l'oro: Kapitonov e Trapè. L'anno successivo passò professionista con l'Ignis, ottenendo subito una vittoria, nel Gp Cemab di Mirandola, nonché qualche buon piazzamento nelle corse nazionali. Al Giro si ritirò, ma l'anno successivo vinse la tappa di Fano, proprio a casa sua. Partecipò anche al Tour de France che chiuse 89°, con un 5° posto nella penultima tappa che si concludeva a Pougues les eaux. Nel 1963, passò alla Gazzola e terminò il Giro d'Italia 86°. I risultati però, non erano quelli che Giuseppe si aspettava ed a fine anno decise di chiudere la carriera. Morì poco più che cinquantenne dopo una lunga malattia.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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