La rinuncia all'azzurro dei "puri" di Gianni Motta

Quando sente parlare di maglia azzurra, il dilettante Motta arriccia il naso e i dirigenti federali lo trattano come un indisciplinato, sospendendolo. "Non voglio bruciarmi prima di diventare professionista", dice Gianni agli amici. Ma nel frattempo i selezionatori si arrabbiano perchè con lui potrebbero ottenere risultati eclatanti.
Essendo un atleta brillante, capace di scattare in qualunque momento e di rispondere agli scatti dei grimpeurs, non vuole appesantirsi prestando le proprie gambe alla Nazionale dei 100 chilometri. Per la verità sarebbe disposto a disputare il mondiale su strada a Renaix. Avendo detto di no alla cronosquadre e a chi lo voleva in azzurro all'estenuante Berlino-Praga-Varsavia, viene punito con l'esclusione dalla formazione degli stradisti per il mondiale. A dar ragione a Gianni sono gli esperti che, avendo visto in lui le qualità del campione, temono che esercitando su di lui delle pressioni lo si possa davvero spompare. In effetti molti promettenti dilettanti azzurri, diventati poi professionisti, avevano fallito, ma pochi giornalisti lo difesero, salvo poi dire il contrario quando da professionista mise più volte paura a Merckx.
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