Pietro Chesi

Nato a Gambassi Terme il 24 novembre 1902, deceduto a Firenze l'11 agosto1944 a Firenze. Passista. Professionista dal 1925 al 1934 con una vittoria.
Un personaggio a molti sconosciuto e troppo misterioso per non farne icona da romanzo, o costruirvi sopra una leggenda. Da quelli che sono i riporti, uno strambo con delle doti tecniche non indifferenti, come furono dimostrate nell'unico giorno di gloria professionistica: la sua vittoria nella Milano Sanremo 1927.
Uno che possedeva gambe forti, quasi gladiatorie, perlomeno perfette per dare spago a quanto su di lui s'è narrato in termini di legame con la bici e quegli allenamenti da bestia da soma. In altre parole, uno che ha probabilmente inseguito il sogno attraverso una ricerca che non ha mai saputo tradurre nell'affinare al meglio il mestiere del corridore. Probabilmente persona cocciuta oltre il limite, ed incapace di costruirsi attorno la credibilità che viene dal saper ascoltare gli altri. Un estroso dove l'estro trovava genesi da autoctone informazioni, prese qua e là, senza un filo conduttore. Comunque gran personaggio, provetto boscaiolo, soprannominato "Pelo" ("Pelone" era il padre ...) dagli amici del paese, ai quali aveva promesso quella "vittoria importante" che, una volta ottenuta, fu lasciata solitaria sulla vetta di un sogno. Già, perché il resto della carriera di Chesi, che col successo nella "Sanremo" ereditò una piccola fortuna, in grado di non farlo vivere come il poveraccio che era prima, non rispecchiò per nulla ciò che aveva fatto vedere in quel 3 aprile '27. Nel medesimo anno della grande vittoria, finì quinto nel Giro del Piemonte, nel 1928 al sesto posto nella Milano Sanremo, aggiunse il decimo nella classifica finale del Giro d'Italia, dopo aver chiuso la tappa di Sulmona (la 4a) al terzo posto. Ancora suoi echi si registrarono nel '29, quando chiuse diciannovesimo la "Classicissima" e trentaquattresimo la "corsa rosa". Poi di lui più nulla. Morì l'11 agosto del 1944, per mano degli antifascisti, che lo giudicarono colpevole di pratiche delatorie e collaborazionismo con la "Repubblica di Salò".
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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