Carlo Chiappano, un indimenticabile

Nato a Varzi (PV) il 16.03.1941. Passista scalatore, alto m. 1,81 per kg. 73. Deceduto a Casei Gerola il 7 luglio 1982. Professionista dal 1963 al 1972 con 3 vittorie.
Una figura che il ciclismo ricorda quasi con gli aloni del mito, per i contenuti che Carlo ha trasmesso a questo sport nei vari ruoli che lo han visto protagonista e per quella tragica morte, sopraggiunta a 41 anni, causa un incidente stradale. Chiappano stava diventando un "Pezzi", forse, alla lunga, un "Guillaume Driessens", in altre parole un tecnico-nocchiero che l'osservatorio stava imparando a trattare e menzionare come un campione sui pedali.
Anch'egli era stato qualcuno sulla bicicletta, anzi un corridore assai più forte di quanto non dica il curriculum. Dopo 49 affermazioni fra le categorie minori, era passato prof con la Legnano dell'Avvocatt Pavesi e, successivamente, aveva indossato altre prestigiose maglie: quelle della Sanson, della Salvarani, ancora della Sanson, della Molteni e della Scic. Gregario di stampo antico, era un uomo squadra, forte come un capitano ed umile e disponibile come il più peculiare delle spalle e degli "acquaioli". Da prof, aveva vinto la tappa di Villars del Giro della Svizzera '66, la Tirreno-Adriatico del '69 e la tappa di Campitello Matese al Giro d'Italia sempre nel '69. Si era piazzato in gare importanti, ma era stato il modo col quale aveva servito e consigliato i suoi capitani, a renderlo un faro del gruppo. Fu importante nel successo di Dancelli nella Milano Sanremo del '70, nelle Nazionali azzurre ai Tour del '67 e '68. Indossò pure la maglia rosa nella tappa di l'Aquila del Giro d'Italia '65. Poi, da direttore sportivo, mansione che intraprese nel '73, immediatamente dopo aver riposto la bicicletta al chiodo, ebbe il merito di guidare nella Scic, Paolini e Gibì Baronchelli, prima di scoprire e lanciare Giuseppe Saronni, il suo grande pupillo. Chiappano, morì due mesi prima del trionfo iridato di Beppe a Goodwood.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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