Carlo Galetti

Nato a Corsico (Milano) il 26 agosto 1882. Completo. Professionista dal 1901 al 1921 e dal 1930 al 1931 con 40 vittorie. Piccolino, dall'andatura screziata, pur considerando le difficoltà suppletive delle biciclette dei suoi tempi. "Succhiaruote", come fu definito quando ancora il gioco dello stare a ruota era meno conosciuto. Sotto sforzo, gli partiva una smorfia che pareva fare a pugni coi suoi baffetti, ma il Galetti di Corsico, in realtà, era "solo" un gran corridore.
Il piccolo Galetti, scoprì la sua bravura in bicicletta, andando a lavorare in tipografia, il teatro da lui fin lì considerato come l'unico suo futuro possibile. In bicicletta, superava tutti, ma non lo diceva agli altri di bottega: era già gratificante sapere che nel taschino dei pantaloni aveva messo i soldini delle scommesse vinte sui pedali. Quando lo scoprirono anche i colleghi e mastro-tipografo, fu davvero costretto a correre di professione, ed a vincere, ovvio! "Carlino da Corsico", all'inizio non credeva molto nei suoi mezzi, impegnato com'era ad accontentarsi dei piazzamenti e di quei quattrini che pure racimolava pensando a farsi una tipografia. L'avesse fatto, il suo solco nel ciclismo sarebbe stato ancor più imperiale del già enorme ottenuto. Pedalatore regolarissimo e scaltro, discretamente veloce, aspettava i finali e non si lanciava in dispendiosi attacchi da lontano: erano troppo alti i prezzi fisici da pagare, ed i rischi degli insuccessi, anche. Ma era un fondista eccezionale, che aveva nelle corse a tappe il vestito su misura e nella capacità di distribuzione della fatica, un asso di dimensioni enormi. Esplose nel 1906 aggiudicandosi le tre competizioni più lunghe dell'annata: Corsa Nazionale, Milano-Roma e Roma-Napoli-Roma. Si consacrò definitivamente tra i grandi del ciclismo italiano con le due vittorie consecutive nel Giro d'Italia (1910 e 1911) seguite dalla vittoria con l'Atala (1912), dopo la piazza d'onore nel Giro inaugurale del 1909. Non amava il Tour, che gli faceva perdere troppo bussola e bilancini, ed infatti non lo concluse mai, nelle tre volte (1907-'08-'09) in cui vi partecipò. Ma la sua carriera non poteva stare tutta lì. Dopo lo stop imposto dalla Prima Guerra Mondiale, durante la quale fece il postino-ciclista, tornò trentacinquenne, nel 1917 a vincere la Milano-Roma a tappe e il Campionato Italiano di Mezzofondo, allora assai prestigioso. Si tagliò i baffetti per scacciare quei fastidi che le polverose strade gli procuravano, giusto per bilanciare l'anzianità e il lavoro ormai suo di tipografo e continuò a correre anche con marchi di gran nome come la Legnano, fino alla veneranda età di 49 anni (nel 1931 chiuse 69° la Milano Sanremo!). Nel 1920 fondò a Milano il marchio Galetti, grazie ad una piccola azienda produttrice di biciclette che continuò la sua attività fino alla morte di Carlino, il 31 agosto 1949. Nel 1952 l'azienda fu acquisita da una famiglia veneta, che ancor oggi produce biciclette con questo nome. Lo spirito di Galetti da Corsico, dunque, continua a vivere.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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