Dario Beni

Nacque a Roma il primo gennaio 1889 e sempre nella Capitale morì l'11 febbraio 1969. Passista veloce. Professionista dal 1907 al 1921 con 21 vittorie. Un romano che dell'aristocrazia dalla quale era nato, aveva ereditato il comportamento nel lato migliore, azzerando qualsiasi forma di strafottenza. Dario era gentile ed elegante, non aveva sofferto come più o meno tutti i suoi avversari, ed era arrivato più giovane di quasi tutti al Giro d'Italia del 1909. Sapeva di possedere la fortuna di poter consumare i propri furori fisici e mentali, interamente sulle corse, dove era un velocista d'evidenza assoluta. Meno bravo sul resto, ma quando era coi primi e vedeva il traguardo, aveva la stessa fame degli altri, pur non avendola mai provata nel reale della vita. Insomma, un gentiluomo che diveniva agonista per doveri di sport. A lui andò la prima tappa del Giro d'Italia e l'ultima dell'edizione d'esordio. Come dire: ingresso e presenza perenne nella storia del ciclismo italiano. E questo suo amore verso il tricolore, si cementò ulteriormente con la vittoria, tre mesi dopo il Giro, ai Campionati Italiani. Tricolore che vincerà anche nel 1911, oltre ad altri importanti successi come il Giro di Romagna del '12 e tre volte la Coppa XX settembre (1911-'12-'14). Tre successi colti, il primo in volata su Galetti, dopo che i due avevano fatto il vuoto; il secondo con un arrivo solitario a Roma, dopo aver vinto allo sprint l'intermedio di Napoli su Santhià e Brizzi, poi staccati sulla via del ritorno. Infine il terzo, nel '14, ancora per distacco, dopo aver vinto in volata anche sulla linea di Napoli. Dopo la fine del primo conflitto mondiale, riprese e a correre, ma lo smalto non era più quello e non vinse più nessuna corsa. A fine carriera divenne dirigente. Fu il commissario tecnico degli azzurri ai Giochi Olimpici di Berlino nel 1936, poi, per anni, presidente FCI del Lazio. Morì a Roma l'11 febbraio del 1969. Una figura notevole.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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