Giorgio Zancanaro

Nato a San Michele di Alessandria il 15 giugno 1940. Passista scalatore, alto m. 1,73 per kg. 67-68. Professionista dal 1961 al 1968, complessivamente ha ottenuto 4 vittorie.
Con questo corridore compatto ed adattabile a più percorsi, specie ai suoi tempi, ci troviamo di fronte ad uno dei tanti esempi di grandezza fra i dilettanti e di un forte appannamento fra i professionisti. Sulle ali della passione di famiglia - il fratello Ardolino, di sette anni più anziano, fu buon dilettante e poi professionista anonimo dal '58 al '61 - si dimostrò subito vincente e, da "puro", un big di valore internazionale. Nel 1961, in maglia azzurra vinse la tappa di Montpellier al Tour de l'Avenir, manifestazione nella quale si aggiudicò la classifica del GPM, quindi colse il GP di Berna e partecipò ai Mondiali. All'indomani della prova iridata, passò professionista con la blasonata "Philco" di Fiorenzo Magni. Dopo un '62, abbastanza anonimo, si ritirò al Giro e chiuse 64° il Tour de France, passò nel '63 alla San Pellegrino e, nonostante le vicissitudini della squadra, che abbandonò il ciclismo, lasciando correre i propri corridori con maglie nere sulle quali campeggiava la sola scritta "Sport", Zancanaro diede segni di esplosione, vincendo la tappa di La Spezia e chiudendo 3° nella Classifica finale del Giro d'Italia. Buono, anche se non nei termini delle speranze dei più, il '64 di Giorgio (nel frattempo passato alla "Carpano"), che vinse la tappa di Caserta al Giro d'Italia e s'aggiudicò una classica come il Giro di Toscana. Nel '65 la Carpano si sciolse, passando le sue forze quasi interamente alla "Sanson", ma per Zancanaro non ci fu spazio e l'alessandrino fu costretto a trovare accasamento nella più modesta "Maino", entrando in crisi non solo di risultati, ma anche di convinzioni. Nel '66, staccò la licenza da "isolato", col sostegno esterno dell'Anpi Valenza Po', la squadra dei suoi esordi, ma non raccolse nulla. Nel '67, quando ormai pensava all'abbandono, arrivò la chiamata di Nencini, divenuto diesse della Max Meyer, squadra che Alceo Moretti era riuscito a costituire all'ultimo momento. Giorgio Zancanaro come segno di ringraziamento, parve risorgere, vincendo la tappa d'apertura del Giro d'Italia, che si concludeva a casa, ad Alessandria, dove bruciò uno sprinter come Durante e vestì la Maglia Rosa. Nel corso dell'anno, chiuse 2° la Tre Valli Varesine, ma ormai le ombre del tramonto per lui erano divenute certezze e, nel corso della stagione '68, pose la bicicletta al chiodo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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