Jean Dotto

Nato a Saint-Nazaire il 27 marzo 1928, deceduto a Ollioules il 20 febbraio 2000. Scalatore. Alto 1,66m per 62kg. Professionista dal 1948 al 1963, con 43 vittorie. Italiano di nascita, naturalizzato francese il primo settembre 1937. Aldilà della nazionalità d'origine e del luogo di nascita in Bretagna, era un provenzale purosangue, come Rene Vietto, in possesso, per chi conosce bene il francese, dell'accento dei meridionali autentici. Un giovane pittoresco, viticoltore a Cabasse, di qui appunto il nomignolo di "vignaiolo di Cabasse", località del Var dove aveva stabilito la sua dimora, non lontano da Draguignan. Scoprì la bicicletta nelle strade dell'Haut-Var, dove il suo fisico da grimpeur e la conseguente traduzione sul mezzo, fece presto a farsi notare. A 20 anni gareggiava già con i prof come isolato e, trovandosi nella zona storica delle prove spesso a tempo sulle salite, fece pure presto a trovare un ingaggio. Dotto fece incetta di vittorie nelle numerose corse in salita che si tenevano fra Telone e Nizza, polverizzando i record del Mont Faron, di Mont Agel, della Turbie e, persino del Mont Ventoux. Vinse, tra le altre corse, la scalata al Mont Faron nel '52, '53 e '54, quella a La Turbie nel '50 e '51 e la gara del Puy de Dome nel '52. Divenne così l'idolo della Costa Azzurra che trovò la consacrazione a livelli nazionali nel 1952, quando trionfò nel Dauphine Liberé, andando poi a classificarsi 8° nel Tour di quell'anno. La sua già grande popolarità raggiunse l'apice nella Grande Boucle del 1954. Un'edizione che vedeva in Bobet il favorito d'obbligo, che poi vincerà nettamente, ma considerata particolare per un percorso decisamente montagnoso. Jean, 26enne, nel pieno della forza, offrì agli sportivi uno spettacolo eccezionale nella tappa pirenaica Briancon-Aix-les-Bains, che vinse a conclusione di una fuga solitaria. Per l'osservatorio internazionale quella fu la più bella tappa del Tour, che si aprì per Dotto, col viatico più inaspettato. La mattina di quella partenza, infatti, Goddet aveva presentato Jean all'accademico di Francia Pierre Benoìt, ospite d'onore della giornata, con queste parole: "Uno dei più piccoli di statura, uno dei più grandi per il valore". Il "vignaiolo di Cabasse" finì poi 4° quel Tour, il migliore nelle sue 13 partecipazioni, dal 1951 al '63. L'anno seguente affrontò per la prima volta la Vuelta di Spagna e il Giro d'Italia. Vinse la corsa a tappe spagnola (il suo successo di maggior prestigio assoluto) ed in Italia s'affermo nella tappa Cortina d'Ampezzo-Trento. Nel suo palmares, anche un altro successo nel Dauphine Liberé (1960).
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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