Joseph Bruyere

Nato a Maastricht il 5 ottobre 1948. Passista. Professionista dal 1970 al 1980 con 31 successi. Dotato di un fisico statuario, divenne presto un corridore promettente e tangibile. Nella sua ultima stagione fra i dilettanti, nel 1969, vinse 16 corse, tutte col fare di uno poteva permettersi davvero di sognare un futuro coi fiocchi. Fu solo in parte così, ma fu una sua scelta e, ad onor dei vero delle disamine più approfondite, fece bene a scegliere quella strada. Nel 1970 infatti passò alla Faemino di Eddy Merckx, convinto di diventare e di spendersi come uno dei più fedeli e preziosi elementi delle squadre del "Cannibale". Uno degli gli "angeli custodi" che è riuscito, più in virtù delle sue evidenti qualità, che per la protezione del grande capitano al quale si è dedicato con la massima lealtà, a cogliere pure qualche grande affermazione. Per Joseph, andare a segno così, era sicuramente meglio che cercare una via tutta sua, dove magari le sue pecche, soprattutto sulle salite lunghe, potevano evidenziarsi e rendergli più complicata la permanenza nel ciclismo di vertice. D'altronde Eddy era certo tanto taccagno in gara, quanto generoso coi suoi luogotenenti e quello era il dato di base su cui Bruyere partiva. Fatto sta che alla storia del ciclismo Joseph è passato lo stesso ed ha forse abbellito la sua figura, intingendola di un lato umano pronto a liberare processi simpatetici. Ed ha vinto corse importanti ugualmente. A cominciare dalle tre Het Volk ('74, '75 e '80), la classica che apre da sempre la stagione belga e dalle due Liegi-Bastogne-Liegi ('76 e '78), che, delle classiche monumento, è quella che da più di tutte i segni della completezza del corridore. Forse il vero campionato del mondo senza possederne il titolo. Inoltre il simpatico ed atletico "Pepè", il suo soprannome, ha pure colto diverse altre affermazioni in classiche di valore medio nonché nella tappa a cronometro di Arcore, che decise il Giro d'Italia '76 a vantaggio di Gimondi su De Muynck.
Si ritirò a 32 anni, ancora molto forte, ed anche da qui, evidenziò il suo spessore di persona intelligente.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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