Lucien "Lull" Gillen

"Lull" era un corridore tanto elegante e cordiale, quanto forte. Un passista veloce naturale, di quei tempi in cui il ciclismo respirava, con l'empirismo, la sua salute. Dove l'intreccio fra strada e pista era una costante di tanti, per affinare la propria crescita tecnica e, persino, per guadagnare. Le sfide fra Gillen e Coppi nell'inseguimento, richiamavano folle, o meglio le folle dimoravano sugli anelli e volevano spettacolo: cercavano personaggi e li amavano, fino a stendere antipatia verso quelli che disertavano quei luoghi. Grandi scalatori finivano per cimentarsi pure loro sui velodromi e corridori come "Lull", come Terruzzi, Pattersson e Batiz, per citare solo alcuni che vivevano su legni e cementi il loro pezzo forte, godevano di prestigio riconosciuto da tutto l'osservatorio. Nessuno si sognava di sbertucciarli o offenderli, come sovviene oggi per tanti tecnici, commentatori o semplici tifosi, figli di un ciclismo che non sa andare oltre la forte miopia dei suoi stessi progressi in camice bianco, più attuali che mai. Lucien Gillen è stato un protagonista, un popolarissimo figlio di tempi che non vedremo più. Un atleta alto 1,87 x 79 kg, estremamente proporzionato con muscoli aventi predominanti fibre bianche, ma pure le rosse non erano male. E così vinceva su pista, dove si guadagnava il pane, ma era capace di passare per primo anche su strada. La sua fu una scelta di passione, perché di grandi atleti potenzialmente eletti fra i tanti, in questo sport, contrariamente ad oggi, se ne trovavano a iosa dappertutto: sugli anelli, quanto su asfalti e sterrati. E lui, questo lussemburghese gentile, che sapeva divenire amico anche dei teorici nemici sulla bici, era davvero un "percentile" d'elezione: certo ridimensionato, perché pedalava in mezzo ad altri uguali. Uno dei tanti dunque, che una genesi mezzo secolo dopo, avrebbe sicuramente incoronato super. Su "Lull", ci sarebbe da scrivere tanto e lo farò, o meglio l'ho già fatto, ma non è il momento. Quel che va riportato ora, sono le sue sintetiche cifre vittoriose: 11 Seigiorni (6 delle quali vinte in coppia con Nando Terruzzi); 10 successi su strada, compresa una corsa a tappe (Tour de l'Oise); 16 titoli nazionali (8 nella velocità, 8 nell'inseguimento); il record mondiale sui 5 chilometri e quei piazzamenti iridati che narrano appieno il suo protagonismo. Per 8 anni consecutivi non è mai uscito dai quarti di finale ai Mondiali dell'Inseguimento, specialità che vedeva allo start, sempre, i migliori passisti mondiali: fu una volta 2°, due volte 3° e due 4°. Nel 1952, seppe aggiungere al 3° posto nell'Inseguimento, i quarti nel Torneo Iridato della Velocità.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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