Rolf Wolfshohl, un campione

Nato a Koln-Mirheim il 27 dicembre 1938. Passista scalatore e ciclocrossista. Professionista dal 1960 al 1975 con 41 vittorie su strada più di cento nel ciclocross.
Dire che Wolfshohl è stato solo un bel corridore e non un Campione con la "c" maiuscola, significa bestemmiare. Un poeta della bici, uno che correva tutto l'anno e dappertutto e che la sua zampata la metteva a segno sempre, al cospetto di campioni che oggi non ci sono, cos'è? Nel ciclocross s'è trovato a cavallo di generazioni che hanno partorito corridori come Dufraisse, Longo (il suo maggiore avversario), Eric De Vlaeminck, Van Damme e Zweifel. Su strada s'è scontrato con Anquetil, Poulidor, Van Looy, Bahamontes, Merckx, Godefroot ecc. Quanto basta per rabbrividire. Eppure, è riuscito a scavare il suo solco. Dopo il successo nel Campionato Tedesco su strada degli Junior nel 1956, si rivelò grandissimo ciclocrossista (2 volte fra i dilettanti e 12 fra i professionisti le sue affermazioni nei Campionati Nazionali, dal '58 al '73), conquistando per tre volte il Titolo Mondiale per professionisti (nel '60, '61 e '63), dove fu 5 volte secondo e 5 volte terzo.
Su strada fra le sue vittorie, il Titolo Tedesco nel '68, il "Week End" delle Ardenne e il Tour de l'Aude nel '62, la Ruota d'Oro (in coppia con Tommy Simpson) nel '63, indi il pezzo forte col successo nella Vuelta di Spagna del 1965, dove partì come spalla di Poulidor, per finire ad impartirgli una lezione enorme. Successivamente vinse una tappa del Tour de France ed una della Vuelta di Spagna, nonché il Giro delle Sei Province nel '67, l'anno successivo, la Parigi Nizza e nel '70 rivinse una tappa al Tour de France. Sarebbe riuscito a imporsi anche nelle gare di un giorno se nel '63 non avesse trovato sulla sua strada la ruota veloce di Joseph Groussard, che lo batté di una gomma, al termine della Milano-Sanremo e se poche settimane più tardi, non fosse stato bloccato da una foratura e raggiunto alle porte del velodromo, quando era solo al comando della Parigi-Roubaix, praticamente imprendibile senza quel guasto. Innumerevoli poi i piazzamenti, molti dei quali resi tali dal non possedere uno spunto veloce di nota. Insomma, quanto basta per toglierci tanto di cappello.
Finita la carriera ha aperto prima un negozio di bici e, poi, ha iniziato a produrle a suo nome. Anche suo figlio Rolf-Dieter è stato un buon corridore fra i dilettanti, nel cross in particolare. Poi, un incidente di gara, lo costrinse alla sedia a rotelle. Morì a soli 51 anni nel 2011, a causa di una grave malattia.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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