Vincenzo Rossello

Nato a Stella San Bernardo (Savona), il 16 febbraio1923. Deceduto ad Alessandria, il 20 gennaio 1989. Passista-scalatore, alto 1,75 per kg. 75. Professionista dal 1946 al 1958 con 6 vittorie. Un corridore che lo si potrebbe definire classico gregario di un'epoca dove diverse di queste figure avevano scorza assai superiore a ciò che assorbiva l'osservatorio. In altre parole, quasi dei campioni a livello individuale, dei fuoriclasse nella loro professionalità al servizio degli altri. Vincenzo merita un inchino, per la generosità e quei colpi che non si isolano come successi individuali, ma sono decisivi per le prestazioni dei capitani e delle squadre nazionali. Ha vinto poco, ma almeno quattro, delle sue sei vittorie, appartengono alle pagine del ciclismo, che oggi fanno incrementare portafogli e donano popolarità e chi le scrive: due tappe al Tour de France e due al Giro d'Italia.
La guerra gli precluse una buona crescita sportiva, perciò al suo passaggio al professionismo avvenuto nell'ottobre del 1945, la sua maturità era inferiore ai 22 anni e mezzo anagrafici. Ma fece presto a recuperare. Già all'esordio, al Giro di Lombardia, si classificò 15°, davvero un buon piazzamento per un debuttante. L'inesperienza la pagò al primo Giro d'Italia del dopoguerra l'anno successivo, dove una cotta lo costrinse al ritiro, ma prima aveva colto l'interesse dei palati fini del ciclismo con un bel terzo posto nella dura tappa Prato-Bologna. Già "specializzatosi" come spalla nella nuova squadra, la prestigiosa Willier Triestina, continuò a dar segni di qualità, col 5° posto alla Milano Torino e al Giro del Lazio, fino a guadagnarsi la selezione nella Nazionale che partecipò al primo Tour de France del dopoguerra. Qui, dopo essersi già messo in luce con il 2° posto a Besancon e altri buoni piazzamenti, alle porte di Bordeaux, un'auto lo buttò a terra, e Rossello ne uscì col braccio destro gravemente ferito. Ebbe la forza di concludere, ultimo, solo, a denti stretti, la tappa, ma non poté continuare quel magnifico Tour che lo aveva visto salvare Ronconi sul Galibier, passandogli la provvidenziale ruota (perché lui era là, con i primi) e che lo aveva visto aiutare Cottur sui Pirenei; che lo aveva visto riportare in gruppo, in pianura, un Brambilla che già sentiva i sintomi della famosa crisi. Provò a ripartire, ma il dolore lo vinse.
Nel '48 tornò al Giro d'Italia e ruppe il ghiaccio con la vittoria, trionfando nella difficile tappa Udine-Auronzo. Chiuse il Giro 18°, nella Legnano, al servizio di Gino Bartali che lo volle assolutamente con sé al Tour de France. Qui, alla seconda tappa che si concludeva a Dinard, andò a prendere i fuggitivi Bobet ed Engels e li regolò entrambi in volata. Non poté però terminare nemmeno quel Tour. Nella stagione colse anche un bel piazzamento, 3°, al Giro dell'Appennino. L'anno successivo, dopo esser giunto 2° nella Sassari-Cagliari e 5° nella Milano Sanremo, chiuse il Giro d'Italia nuovamente 18°, ma vinse ancora una tappa, nella "sua" Genova, trovando una grande collaborazione nel fratello minore Vittorio, anch'egli passato professionista. Partecipò poi alla sua terza Grande Boucle, al servizio di Coppi e riuscì a vincere pure a quel Tour un'altra tappa, la frazione del Gran San Bernardo che si concludeva a Losanna, dove superò il compagno di fuga anch'egli italiano, Pasquini. Fu poi peculiare nel sostegno al successo finale di Fausto. Chiuse la Grande Boucle 36°. Successivamente, per un triennio continuò a piazzarsi ed a lavorare sempre più per gli altri. Tornò al successo nel 1953, vincendo il Circuito di Maggiora. Il suo "canto del cigno" nel 1955, quando vinse la tappa di Foggia al Gran Premio Ciclomotoristico. Corse fino al 1958. In carriera partecipò a 12 Giri d'Italia di cui nove conclusi e a 4 Tour de France di cui 2 finiti. Fu azzurro ai Mondiali di Lugano, nel 1953, dove Coppi trionfò e lui, il generoso Vincenzo, chiuse 26°.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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