Arthur Decabooter

Nato a Welden il 3 ottobre 1936, deceduto a De Pinte il 26 maggio 2012. Passista veloce. Professionista dal 1957 al 1967 con 57 vittorie. Uno dei corridori più popolari delle Fiandre in assoluto, nonostante il suo ottimo curriculum non possa con-siderarsi da solo come generatore di un simile processo simpatetico. In Arthur si inquadrava perfettamente ciò che viene definito "Flandrien", ovvero quell'insieme di determinazione, generosità, cattiveria agonistica e coraggio, che sono propri di realtà e sogni di uomini e donne di quelle terre e che il ciclismo esalta come una religione. Un simbolo di quel clima, che, dal meteorologico, si condensa su uno spirito caratteriale ed antropologico di quelle genti, tanto particolare, quanto laborioso e con un senso tutto suo dell'evento. Arthur Decabooter, è stato un corridore vulcanico nelle sue annate migliori, un gladiatore delle pietre e del fango, un poeta riconosciuto e sentito con orgoglio dai fiamminghi. L'unico per il quale fu fatta una manifestazione con migliaia di persone a sfilare, perché per due anni ('60 e '61), il "Sire" Rik Van Looy, impose la sua non convocazione ai Mondiali. D'altronde Arthur, s'era permesso di umiliarlo al Giro Fiandre del '60 e il grande Rik sentiva in ogni corsa, con disagio e forte timore, il suo respiro, il suo ghigno. Ed in De Cabooter lo spirito fiammingo era cresciuto unico, forse perché, in fanciullezza papà Julien e mamma Irma, per lavorare avevano spostato famiglia dalla natia Welden, a Zingem, Nazareth e Asper. Il ciclismo arrivò in lui nel '53 e nel '55, da dilettante, s'era fatto un nome, vincendo da par suo il Giro delle Fiandre. Poi, da indipendente che andava a segno di sovente anche fra i prof, rivinse la corsa per eccellenza dei fiamminghi nel '58, abbastanza per essere già idolo quando passò definitivamente fra i prof, nel '59. Nel '60 la conquista, come detto, dell'elezione a incenso di quelle terre, con la terza vittoria nel "Fiandre" su Graczyk e Van Looy. Ovviamente, il suo palmares non sta solo nella "Ronde" di patria. Nel '60, ad esempio, vinse due tappe e la Classifica a Punti alla Vuelta di Spagna, trovando proprio dagli iberici, la genesi del nomignolo che non lo lasciò più: "El Toro". Nel suo ruolino ci sono semiclassiche che, forse, è riduttivo definirle così, come l'Het Volk ('61), Omloop van het Houtland ('59-'64), Campionato delle Fiandre Orientali ('60), Escaut-Dendre-Lys ('60), Attraverso il Belgio ('61), GP Alberic Schotte (61), E3 Prijs Vlaanderen Harelbeke ('61), GP Denain ('61), Giro delle Tre Province ('63), Giro della Valle del Lys ('63), Kuurne-Bruxelles-Kuurne ('64), Corsa di Nokere ('65), Circuito 11 Ville ('66), Roubaix-Cassel-Roubaix ('67), Giro delle Regioni Fiamminghe ('67). Ci sono tappe al Giro del Belgio, Quattro Giorni di Dunkerque, Vuelta Andalusia e, ancora, alla Vuelta. Decabooter chiuse nel '67 e quando lo fece, al velodromo Kuipke di Gand, l'impianto era strapieno. Sposato con Nicole, sorella di Micheline moglie di Godefroot, Arthur morì per arresto cardiaco durante un ciclo raduno sulla Schelda.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy