Anthony "Tony" Doyle

Nato ad Ashford il 19 maggio 1958. Passista. Professionista dal 1980 al 1995 con vittorie.
Ci sono carriere che esplodono in maniera anomala, ma non per questo deviano il tratto ed i valori che ne sono alla base. È il caso di Tony Doyle, gran bel dilettante e pedalatore di classe, il quale, vistosi chiuso da non certo inattaccabili scel-te della federazione britannica, circa la partecipazione alle Olimpiadi di Mosca nella prova di inseguimento individuale, specialità nella quale era Campione Nazionale, decise di passare immediatamente professionista, aprendo così un ciclo lungo tre lustri che echeggiano luminosi nel ciclismo su pista. Meno di un mese dopo sul velodromo di Besancon, castigò gli olandesi Bert Oosterbosch, in semifinale e Herman Ponsteen nella finalissima e si laureò Campione del Mondo dell'Inseguimento. Con quel successo aprì un'era. Successivamente ridiventò iridato nell'86 a Zurigo su Hans-Henrik Oersted, dal quale era stato sconfitto in finale sia nell'84 che nell'85. Nel 1988 ha ottenuto per la terza volta la medaglia d'argento ai mondiali dell'inseguimento sconfitto dal polacco Lech Piasecki. In patria, da professionista, è stato cinque volte Campione Nazionale nella specialità amata ('80, '81, '86, '87 e '88) e una volta nell'americana nel '93. Ma la grandezza e l'internazionalità di Doyle, arrivò soprattutto dalle Sei Giorni: ne vinse 21 di cui ben 18 in coppia con l'australiano Danny Clark. Un altro dato che testimonia appieno la rilevanza di questo autentico campione venne sul finire del 1988, quando durante la Sei Giorni di Monaco di Baviera, fu coinvolto in una rovinosa caduta, dalla quale uscì con fratture multiple ed un trauma cranico gravissimo. Gli fu data l'estrema unzione e rimase in coma per dieci giorni. Ma la sua scorza si dimostrò durissima e dopo aver trascorso sei settimane in ospedale a cui seguirono due mesi in un centro di riabilitazione, aggravati psicologicamente dalla dichiarazione dei medici che lo davano finito per lo sport agonistico, Tony seppe ritornare. Non solo alla vita normale ma allo sport, da vincente, sia su pista che su strada. Già, l'asfalto, perché anche qui Doyle non fu comparsa. Fra le sue vittorie, la Tre Giorni di Girvan, lo Yorkshire Classic e il G.P. Harrogate nell'81, due tappe dello Sealink Internatinal '84, la Mercian Two Days '85 e due tappe alla Milk Race ('89 e '93). Insomma, uno dei più grandi ciclisti britannici di tutti i tempi checché ne pensi quell'osservatorio che, d'anglosassone, vede solo la realtà odierna.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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