José Enrique Gutierrez Cataluna, la sorpresa del Bufalo

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Numero 6 - Anno 2006

Gutierrez, la sorpresa del Bufalo
di Bibi Ajraghi

Era arrivato al Giro d'Italia con il sogno di concludere la corsa rosa nei primi dieci della classifica, cosa che avrebbe reso felice tutta la sua squadra, la Phonak, e soprattutto lui. Dopo la cronometro di Pontedera, più o meno a metà Giro, si è piazzato secondo alle spalle del numero uno Ivan Basso sconvolgendo qualsiasi previsione della vigilia sulla parte alta della classifica che scommetteva su nomi ben più noti del suo. E invece. E invece la vita che è piena di sorprese e se ne infischia delle previsioni aveva già deciso il destino di José Enrique Gutierrez, un omone di settantotto chili per un metro e ottantanove di altezza che vedere pedalare in salita davanti a corridori che pesano trenta chili meno di lui fa un certo effetto e suscita soprattutto grande ammirazione. Parlavamo di sorpresa, e l'omone lo è stato soprattutto per se stesso: «Sono partito dal Belgio temendo più di ogni altra cosa le tappe terribili in montagna e, invece, tutto sommato mi sono difeso molto meglio di quanto avrei mai immaginato. Questo Giro è stato il più competitivo di quelli che ho corso. Rispetto alla mia prima volta, nel 1998, è cambiato completamente. Assomiglia sempre di più al Tour».
Zitto zitto Gutierrez, trentadue anni tra pochi giorni, ha collezionato al Giro un filotto di piazzamenti di tutto rispetto: terzo posto nella crono di Seraing, sulla Maielletta, a La Thuile e sul Furcia, quarto nella tappa di Saltara e sesto nella crono di Pontedera facendo bene al cospetto di campioni del calibro di Ullrich, Basso e Savoldelli.
«Non è solo il fatto di essere stato secondo dietro Basso a rendermi contento, è soprattutto il vantaggio che ho avuto su atleti come Savoldelli, Cunego e Di Luca. Significa che la mia prestazione non è un caso».
Ottimo passista, l'omone è sempre stato un eccezionale gregario al servizio dei suoi capitani ma al Giro d'Italia ha dimostrato doti di tenuta in salita che nessuno immaginava.
«È stato sempre un corridore molto generoso, pronto a lavorare per gli altri - racconta il suo diesse Adriano Baffi -, ma nell'ultimo mese ci ha veramente stupito; perché se è vero che in salita se la cavava bene, è anche vero che non è mai stato un vero scalatore».
Professionista dal 1998, Gutierrez conta quattro vittorie tra le quali una tappa alla Vuelta e due al Giro del Delfinato e forse pochi ricordano che nel 2000 indossò la maglia rosa per un giorno, nella tappa di Prato: «È un ricordo molto bello, una grande emozione, ma la soddisfazione che ho provato in quest'ultimo Giro, con la responsabilità di correre da capitano per la classifica generale non ha eguali».
Tifoso del Real Madrid, lo spagnolo ha un soprannome tutto particolare che gli ha affibbiato José Teixeira, il massaggiatore che aveva alla Kelme e che ora è con lui alla Phonak: "El Bufalo". Il motivo di questo strano soprannome è che José, da sempre, fin da quando era neoprofessionista, aveva un "tic", quello di sbuffare dalle narici quando respira in corsa.
L'omone, da buon spagnolo (è nato a Vinaleza, un paesino vicino Valencia, ndr), ha sempre tifato per Miguelon Indurain. Forse perché con il navarro ha in comune l'indole calma, pacata, di chi ama le passeggiate nel verde delle montagna con la moglie Felicidad, il loro bimbo Iban e il cane Dino, un pastore tedesco. Forse perché il ciclismo è la passione di famiglia, da sempre. Gutierrez, infatti, ha due fratelli che corrono in bici: José Ignazio che è alla Phonak insieme a lui, e David che milita nella Andalucia Paul Versan.
«Dopo questo grande Giro mi piacerebbe tornare a vincere in Spagna: ci sono riuscito una volta sola...».
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