Addio a Antonio Minieri, l'«antico ciclista» di Ercolano

Se ne è andato, con la discrezione gentile che ne ha contraddistinto la vita in bici e gli anni dopo le corse, Antonio Minieri, il riferimento cordiale del ciclismo vesuviano.
Se ne è andato, da quel plotoncino glorioso e romantico, che in maglie di lana aveva animato il ciclismo regionale fra gli anni '50 e la metà degli anni '60, attori di quella stagione generosa postbellica in cui l'Italia - e la Campania, parimenti - si rimetteva in gioco, a cavallo della passione e dell'amore per la bicicletta.
Antonio Minieri, 78 anni, di Ercolano, esordiente nel '55, prima gara a Casapulla, più volte campione regionale su strada, da allievo e poi da dilettante, aveva incrociato le ruote con Antonio Cardinali, di Portici, Angelo Damiano, di Barra, 'era uno tosto, Antonio, duro a morire', Giuseppe Mauso, di Frattamaggiore, Michele Tufano, di Secondigliano, e ci sembra di declinare una sequenza araldica di nobiltà.
E fuori provincia, sfidava, quando c'era il Gran Premio Cirio e la Coppa Lepori, e le squadre erano l'Internaples, la Cicli Milano ed il Dopolavoro Postelegrafonico, i temibili casertani: Mario Acconcia, Alberto Marzaioli, Luigi Mele... In quella stagione di dilettanti entusiasti, dove il ciclismo non era lusso ma disciplina laboriosa, Minieri non passò mai professionista. Ma con il suo gruppo sportivo 'Minieri', fu il coach di ragazzi di valore, come Vincenzo Pannone e Vincenzo De Caro, quest'ultimo diventato professionista nella Hoonved-Bottecchia.
Lo incontravamo, Antonio, ad ogni raduno di ciclisti di un passato sempre presente, con Antonio Curci e Giuseppe Coppola, o nelle occasioni in cui il grande ciclismo - si dice così ? - si degnava di bagnare la sua terra. Ne ricordiamo la gioia, sotto al Vesuvio, prima del Giro '09, ad assistere alla ricognizione di Ivan Basso. Con Carmine Castellano a fianco.
E gli chiediamo umilmente scusa, fuori tempo massimo, per non aver accettato quel giorno il suo ultimo invito. 'Vi devo fare assaggiare i miei pomodori...'. E già, perché Antonio Minieri, da grande, aveva portato la sua passione per la bici nella cura di un altro dono del creato: il pomodoro del 'piennolo', della sua terra.... . Corridore prima, ed agricoltore poi, senza antitesi, giammai. Senza correzione di anima in corsa. Bensì, due volte poeta, quel caro ciclista vesuviano.

Gian Paolo PORRECA
da 'Il Mattino', ed. Sud, venerdì 6 marzo 2015
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